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Le distanze cosmologiche: l’epopea degli Herschel ( in fase di costruzione … )

 

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« L’osservatore Herschel stesso: mai si sarebbe privato di quel piacere – doveva quindi appollaiarsi su una piattaforma rialzata, oppure arrampicarsi su una scala, per poter apprezzare la visione telescopica; là sopra, sarebbe stato poco agevole portarsi appresso il taccuino su cui annotare ciò che l’oculare via via mostrava ...

L’assistente era la sorella Caroline, con la quale William aveva tanto insistito affinché lo raggiungesse in Inghilterra. »

Questo l’incipit di Corrado Lamberti nel libro “Capire l’Universo” Springer – Verlag Italia - 2011

 

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i fratelli Herschel: il catalogo delle Stelle Doppie

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William si era proposto di misurare lo spostamento parallattico di una stella rispetto ad una vicina, che cadesse nel campo visivo dello strumento, al fine di rendere più precisa e facile la misura. Ma la realtà dell’osservato andava dicendo che nella massima parte di casi le stelle scelte sembravano gravitazionalmente legate, e quindi alla stessa distanza, vanificando l’idea di misurare una parallasse differenziale.

Egli scoprì, pertanto, degli effettivi sistemi binari e non stelle doppie visuali. Non sarà lui a misurare la prima parallasse annuale.

Fu così che nel tempo venne pronto un ampio catalogo di stelle doppie, realizzato in tanti anni di assiduità “al pezzo” e con l’insostituibile contributo della sorella Caroline

Egli, da sempre, aveva avuto la smania di realizzare, su suo stesso progetto, strumenti sempre più grandi. Fu così che si trovò a disporre di una grande varietà di telescopi con differenti diametri dello specchio. Ciò gli permise di misurare, in modo relativo, le distanze di molte stelle, assumendo ipotesi semplificative davvero strabilianti, ad alto rischio se vogliamo, ma necessarie per fare i primi passi verso nuove conquiste.

L’ipotesi era che le stelle misurate avessero tutte la stessa magnitudine assoluta. Questa grossolana assunzione permise a Herschel di disegnare la forma della Via Lattea, la nostra galassia, le cui stelle sono quelle che comunemente vediamo in una notte stellata.

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i fratelli Herschel: la Galassia è grande e il Sole è al centro

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« A questo riguardo, Herschel ragionava all’incirca così: immaginiamo di osservare due stelle, che indicheremo con A e B, di trovarle della stessa brillantezza (il termine tecnico è magnitudine apparente; lo definiremo in seguito) quando osserviamo la A in un telescopio di 15 cm e la B in uno di 45 cm, cioè 3 volte maggiore.

Il telescopio più piccolo ha una capacità di raccolta di luce 9 volte minore dell’altro, perché tale, 9 volte minore, è la superficie del suo specchio. Nell’ipotesi che la luminosità intrinseca sia la stessa per le stelle, poiché il calo di luce di una sorgente puntiforme è inversamente proporzionale al quadrato della distanza a cui la si osserva, ciò comporta che la stella B sia 3 volte più lontana della A.

In pratica, Herschel utilizzava i diametri della sua ricca collezione di telescopi come altrettanti regoli per stimare le distanze, almeno in senso relativo. » (1)

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i fratelli Herschel: la Terra e il Sistema Solare stesso sono un bruscolo all’interno della Galassia

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« Il Sistema Solare, il regno del nostro Sole è un angusto cortile, da confrontare con la vasta metropoli della Via Lattea. Dopo Herschel, gli scienziati dovranno porsi il problema di spiegare come si sono formati gli universi-isole, come si distribuiscono nello spazio, quanto è grande l’Universo che li contiene. È l’atto della nascita della moderna cosmologia. » (1)

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Friedrich Wilhem Bessel: la misura della Prima Parallasse Annua

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La prima misura di parallasse fu eseguita da Friedrich Bessel nel 1838, che dedusse la distanza di 3 pc per il sistema binario 61 Cygni (.le misure odierne danno 3,5 pc pari a 11,4 anni luce ).

Nello stesso anno Friedric Von Struve e Thomas Henderson misurarono la distanza di Alpha Centauri.

Nella immagine animata la posizione di 61 Cygni a distanza di sei mesi rispetto alle stelle molto più lontane, ma nel campo ottico del telescopio.

 

Image credit: Pighin & astronomical simulator Perseus

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Henrietta Swan Leavitt: le 16 Cefeidi nella Piccola Nube di Magellano

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« Nel 1907 la Leavitt pubblicò una prima lista di quasi 1800 variabili di corto periodo presenti nelle due Nubi di Magellano. Subito la sua attenzione fu attratta da un gruppo di variabili (inizialmente 16), per le quali, seguendole per molti mesi, era riuscita a tracciare la curva di luce.

Le curve indicavano chiaramente che si trattava di variabili Cefeidi.

Per esempio, la delta Cephei impiega circa un giorno e mezzo per passare dal minimo m=4,3 al massimo m=3,5; ma ne impiega quattro per ridiscendere al minimo. Il suo periodo è di 5,4 giorni: tale è l’intervallo, regolarissimo, tra due minimi (o massimi) consecutivi.

Le 16 Cefeidi della Leavitt (che erano cresciute a 25 nel 1912) appartenevano tutte alla Piccola Nube di Magellano: neppure di queste era nota la distanza, che si sapeva essere grandissima, ma perlomeno si era certi che fosse la stessa per tutte, visto che erano ospiti dello stesso complesso. » (1)

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Henrietta Swan Leavitt: la relazione Luminosità-Periodo ( L-P ) delle Cefeidi

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La variabilità è espressa in giorni (.0,4 corrisponde a 2,5; 100,4 = 2,5 giorni.). I due grafici si riferiscono al minimo e al massimo della luminosità.

Più luminosa è la stella ( parte alta del grafico ) e maggiore è il periodo. Questa è la relazione scoperta dalla Leavitt. Essa doveva essere “calibrata”, cosa difficile per l’epoca.

Oggi si è giunti a questo dimensionamento dei parametri:

 

M = – 1,43 – 2,81٠ log ( P )           relazione della Leavitt

 

 

 

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Harlow Shapley: la Via Lattea è enorme, comprende tutto l’osservabile, il Sole è in periferia

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Shapley aveva fotografato molti ammassi globulari col telescopio da 60 pollici. Aveva riconosciuto in alcuni di essi la presenza di variabili Cefeidi, quelle scoperte da Henrietta.

Se la scoperta della Leavitt fosse stata valida, si sarebbe potuto stimare, almeno relativamente, la distanza dei globulari e della Piccola Nube di Magellano.

Non solo, il moto dei globulari aveva mostrato di essere centrato attorno ad un punto sul piano galattico verso la costellazione del Sagittario.

Se tale punto avesse potuto essere assunto (.Copernico docet.) come centro dinamico della Galassia, allora il Sole doveva essere spostato da esso di circa 65.000 anni luce.

 

Il principio cosmologico era dunque salvo !!!

 

Le Nubi di Magellano risultavano molto esterne rispetto ai globulari.

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Edwin Hubble & Milton Humason al telescopio di Mt.Wilson

 

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Edwin Hubble scopre le Cefeidi in M31 ( Galassia di Andromeda )

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Variazioni cospicue in 26, 30. La stella 44 è una variabile irregolare. Poca variazione in 29, 39.  ( Edwin Hubble – “The realm of the Nebulae” - 1936 )

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Edwin Hubble scopre l’Espansione dell’Universo ( tramite il Redshift )

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Con questa pagina, di una evidenza didattica immediata, Hubble entra nel mito( Edwin Hubble – “The realm of the Nebulae” - 1936 )

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Edwin Hubble scrive la relazione Velocità-Magnitudine ( Velocità-Distanza )

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Per tre “oggetti” Hubble ricava la relazione Velocità-Magnitudine apparente( Edwin Hubble – “The realm of the Nebulae” - 1936 )

Misure contemporanee dello stesso tipo mostrano una dispersione assai minore, confermando, a maggior ragione, Hubble.

Log ν = 0,2 m + 0,76 è la relazione per le Nebulæ, nel linguaggio di Hubble esse sono fondamentalmente le galassie.

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Edwin Hubble: la calibrazione della relazione Velocità-Distanza

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« L’espressione per la distanza in anni-luce è                  log d = 0,2 ( mcM ) + 1,513

dove M è la magnitudine dell’oggetto la cui magnitudine apparente vale mc . Pertanto, nel caso delle stelle più luminose, dove M = -6,35 ( valore determinabile tramite la relazione della Leavitt ), allora:

0,2 mc = log d – 2,783                   [ mc corretta per l’attenuazione delle polveri d corretta per il moto del Sole ]

Sostituendo questo valore di 0,2 mc nella correlazione sperimentale  log v = 0,2 mc + 0,76  si ha:

log v = log d -3,98    risolvendo    v = 0,000105 d    e passando ai milioni di anni-luce:

v = 105 d      v espressa in “Miles US Statute” = 1,6093 km,   d in milioni di anni-luce

v = 169 d      v espressa in km/s,   d in milioni di anni-luce = 0,30679 milioni di pc

z                                                                         v = 550 d      v espressa in km/s,   d in milioni di pc   ( legge di Hubble )

L’apparente velocità di regressione della nebula è di 550 km/s per milione di parsec. » (2)

 

(1)   Corrado Lamberti, “Capire l’Universo – L’appassionante avventura della cosmologia”, Springer Verlag Italia, 2011

(2)   Edwin Hubble, “The realm of the Nebulae”, Oxford University Press, London, 1936

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Festival della Scienza 2011 - Corrado Lamberti – Universo omogeneo e legge di Hubble

Corrado Lamberti, “Capire l’Universo – L’appassionante avventura della cosmologia”, Springer Verlag Italia, 2011

 

 

 

 

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