l'Ammiraglio Pierluigi Rosati e il Capitano di Vascello Roberto Cervino accolgono il dono della
Associazione Culturale il Sestante alla Accademia Navale:
"
il Grande Astrolabio"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

tra la notte e l'alba dell'8 aprile 1300

dal "Libro Rosso" di Carl Gustav Jung

Canto I - Inferno

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
...
Tant'è amara che poco è più la morte;
ma per trattar del ben ch'io vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'io v'ho scorte.

     Dante è smarrito, la vita appare incomprensibile: "solo un doloroso cammino in discesa può portare alla via d'uscita"

 

 

 

 

 

     vedi: i moti del Sole ", i moti della Luna"

 

 

 

 

 


Canto I - Inferno

Temp'era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n su con quelle stelle
ch'eran con lui quando l'amor divino
mosse di prima quelle cose belle;

il Sole sorge ancora nel segno dell'Ariete, dopo il punto Gamma: "8 aprile 1300 - ore 5:13"

 

 

 

 

 


Canto II - Inferno

Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno
togleva gli animai che sono in terra
da le fatiche loro; ...

è l'imbrunire, tra poco il meritato riposo: "8 aprile 1300 - ore 18:04"

 

 

 

 

 


Canto XX - Inferno

Ma vienne omai; ché già tiene 'l confine
d'ambedue li emisperi e tocca l'onda
sotto Sobilia Caino e le spine,
e già iernotte fu la luna tonda:







foto Maranatha

la Luna è già all'orizzonte che separa i due emisferi, sta tramontando, è quasi giorno: "9 aprile 1300 - ore 7:17"

 

 

 

 

 


Canto XX - Inferno

Ma vienne omai; ché già tiene 'l confine
d'ambedue li emisperi e tocca l'onda
sotto Sobilia Caino e le spine,
e già iernotte fu la luna tonda:

la Luna è già all'orizzonte che separa i due emisferi, sta tramontando, è quasi giorno: "9 aprile 1300 - ore 7:17"

 

 

 

 

 


Canto XXIX - Inferno

E già la luna è sotto i nostri piedi:
lo tempo è poco omai che n'è concesso,
e l'altro è da veder che tu non vedi.

ora la Luna è sotto i nostri piedi ( Nadir ): "9 aprile 1300 - ore 15:54"

 

 

 

 

 


Canto XXXIV - Inferno

Io levai li occhi, e credetti vedere
Lucifero com'io l'avea lasciato;
e vidili le gambe in su tenere;
e s'io divenni allora travagliato,
la gente grossa il pensi, che non vede
qual è quel punto ch'io avea passato.
"Lèvati su" disse 'l maestro "in piede:
la via è lunga e 'l cammino è malvagio,
e già il sole a mezza terza riede."
...
... e come, in sí poc'ora,
da sera a mane ha fatto il sol tragitto?"

illustrazione Gustav Doré

uscendo agli antipodi, 12 ore di cambio fuso: "9 aprile 1300 - sono le 7:30 al Purgatorio - sono le 19:30 a Gerusalemme"

 

 

 

 

 

Canto II - Purgatorio

Già era 'l sole a l'orizzonte giunto
lo cui meridian cerchio coverchia
Ierusalem col suo piú alto punto;
e la notte, che opposita a lui cerchia,
uscía di Gange fuor con le bilance,

foto Maranatha

a Gerusalemme sta tramontando il Sole, sorge la Bilancia: "10 aprile 1300 - ore 6:08 al Purgatorio"

 

 

 

 

 


Canto II - Purgatorio

Da tutte parti saettava il giorno
lo sol, ch'avea con le saette conte
di mezzo al ciel cacciato Capricorno,

il Capricorno è al meridiano, ma il Sole nascente lo nasconde: "10 aprile 1300 - ore 6:08 del Purgatorio"

 

 

 

 

 

Canto III - Purgatorio
Vespero è già colà dov'è sepolto
lo corpo dentro al quale io facea ombra:
Napoli l'ha, e da Brandizio è tolto.

tramonto a Gerusalemme, a Napoli le 16:58, Vespero: "10 aprile 1300 - ore 6:08 al Purgatorio"

 

 

 

 

 


Canto IV - Purgatorio

ché ben cinquanta gradi salito era
lo sole, e io non m'era accorto ...

il Sole al Purgatorio è alto 50 gradi: "10 aprile 1300 - ore 9:50 del Purgatorio"

 

 

 

 

 


Canto IV - Purgatorio

... "Vienne omai: vedi ch'è tócco
meridian dal sole ed a la riva
cuopre la notte già col piè Morrocco".

il Sole è al meridiano, è mezzogiorno astronomico: "10 aprile 1300 - ore 11:40 del Purgatorio"

 

 

 

 

 


Canto VIII - Purgatorio

Era già l'ora che volge il disío
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dí c'han detto ai dolci amici addio;

foto Maranatha

è il crepuscolo astronomico, i marinai recitano la preghiera: "10 aprile 1300 - ore 16:45 del Purgatorio"

 

 

 

 

 







Canto IX - Purgatorio

La concubina di Titone antico
già s'imbiancava al balco d'oriente,
fuor de le braccia del suo dolce amico;
di gemme la sua fronte era lucente,
poste in figura del freddo animale
che con la coda percuote la gente;
e la notte de' passi con che sale
fatti avea due nel loco ov'eravamo,
e 'l terzo già chinava in giuso l'ale;

siamo all'Aurora, a S-S-O lo Scorpione con la coda possente: "11 aprile 1300 - ore 5:30 del Purgatorio"

 

 

 

 

 


Canto XII - Purgatorio

Vedi colà un angel che s'appresta
per venir verso noi; vedi che torna
dal servigio del dí l'ancella sesta.










vedi Astrolabio

siamo al mezzogiorno astronomico, il Sole è sul meridiano: "11 aprile 1300 - ore 11:40"

 

 

 

 

 


Canto XV - Purgatorio

vespero là, e qui mezza notte era.

11 aprile, le 15 al Purgatorio ( tra poco Vespero ): "le 3 a Gerusalemme, è l'1:50 a Napoli ( abbastanza dopo mezzanotte )"

 

 

 

 

 


Canto XVIII - Purgatorio

La luna, quasi a mezza notte tarda,
facea le stelle a noi parer piú rade,
fatta com'un secchion che tutto arda;
e correa contra 'l ciel per quelle strade
che 'l sole infiamma allor che quel da Roma
tra' Sardi e' Corsi il vede quando cade.


11 aprile 1300 ore 23:30 del Purgatorio

la Luna brilla in Capricorno: "a Roma, con il Sole in Capricorno, si tramonta tra Corsica e Sardegna ( 25 gennaio )"

 

 

 

 

 

Canto XVIII - Purgatorio

La luna, quasi a mezza notte tarda,
facea le stelle a noi parer piú rade,
fatta com'un secchion che tutto arda;
e correa contra 'l ciel per quelle strade
che 'l sole infiamma allor che quel da Roma
tra' Sardi e' Corsi il vede quando cade.

a Roma", con il Sole in Capricorno, il tramonto è circa a Ovest-Sud-Ovest ( 25 gennaio )"

 

 

 

 

 

Canto XVIII - Purgatorio

La luna, quasi a mezza notte tarda,
facea le stelle a noi parer piú rade,
fatta com'un secchion che tutto arda;
e correa contra 'l ciel per quelle strade
che 'l sole infiamma allor che quel da Roma
tra' Sardi e' Corsi il vede quando cade.

a Roma", con il Sole in Capricorno, il tramonto è tra Corsica e Sardegna ( 25 gennaio )"

 

 

 

 

 


Canto XXII - Purgatorio
E già le quattro ancelle eran del giorno
rimase a dietro, e la quinta era al temo,
drizzando pur in su l'ardente corno,

siamo alla quinta ora di Sole: "12 aprile 1300 - ore 10:30"

 

 

 

 

 

Canto I - Paradiso

Surge ai mortali per diverse foci
la lucerna del mondo; ma da quella
che quattro cerchi giugne con tre croci,
con miglior corso e con migliore stella
esce congiunta, e la mondana cera
più a suo modo tempera e suggella.



la congiunzione perfetta si ha ogni 4 anni, a causa dei bisestili

siamo all'equinozio di primavera: "12 marzo 1300"

 

 

 

 

 


Canto I - Paradiso

Surge ai mortali per diverse foci
la lucerna del mondo; ma da quella
che quattro cerchi giugne con tre croci,
con miglior corso e con migliore stella
esce congiunta, e la mondana cera
più a suo modo tempera e suggella.


4 cerchi si incrociano nel Punto Gamma


animazione VB

siamo all'equinozio di primavera: "12 marzo 1300"

 

 

 

 

 

Canto II - Paradiso

Parev'a me che nube ne coprisse
lucida, spessa, solida e pulita,
quasi adamante che lo sol ferisse.
Per entro sé l'eterna margarita
ne ricevette, com'acqua recepe
raggio di luce permanendo unita.


circa le 15 del 13 aprile

Cielo della Luna - l'acqua trasparente nell'immaginario di Dante: "somiglia davvero alla barriera corallina"

 

 

 

 

 

Canto II - Paradiso

Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra
fan di Cain favoleggiare altrui?



se fossero fori, nelle eclissi si vederebbe la luce

se fossero zone più sottili, comunque non si
potrebbero notare

i cieli hanno diverse intelligenze motrici, dalla loro
diversa unione derivano le macchie lunari

la tradizione popolare medievale interpretava così le macchie della Luna: "erano la corona di spine di Caino"

 

 

 

 

 

Canto II - Paradiso

Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra
fan di Cain favoleggiare altrui?



le formazioni circolari sono crateri da impatto

la lava ha riempito alcune zone più basse
cancellando le vecchie impronte

la pioggia meteoritica era pressoché terminata,
pochi sono i nuovi segni all'interno dei mari



la tradizione popolare medievale interpretava così le macchie della Luna:
"erano la corona di spine di Caino"

 

 

 

 

 


Canto III - Paradiso

ma riconoscerai ch'i' son Piccarda,
che, posta qui con questi altri beati,
beata sono in la spera più tarda.


circa le 15 del 13 aprile

Piccarda Donati, vergine monaca






script Perseus

la "spera più tarda": "è quella della Luna"

 

 

 

 

 

Canto V - Paradiso

... ma non so chi tu se', né perché aggi,
anima degna, il grado della spera
che si vela a' mortai con altrui raggi."


dopo le 15 del 13 aprile

così parla Dante

quell'anima è l'imperatore
Giustiniano

nel rossore della sera talora è invisibile ad occhio nudo: "è la "stella errante" Mercurio"

 

 

 

 

 

Canto VIII - Paradiso

... e da costei ond'io principio piglio
pigliavano il vocabol de la stella
che 'l sol vagheggia or da coppa or da ciglio.




dopo le 17 del 13 aprile

foto Maranatha




script Perseus

la si vede solo in prima serata o prima dell'alba, perché sempre vicina al Sole: "è Venere, la fulgente"

 

 

 

 

 

Canto X - Paradiso

Leva dunque, lettore, a l'alte rote
meco la vista, dritto a quella parte
move l'un moto e l'altro si percuote;




dopo le 19 del 13 aprile







script & tempo Perseus - animazione VB

in un giorno il Sole muove verso W assieme alle stelle: "se fisso le stelle, il Sole muove lentamente verso Levante"

 

 

 

 

 


Canto X - Paradiso

Vedi come da indi si dirama
l'oblico cerchio che i pianeti porta,
per sodisfare al mondo che li chiama.
E se la strada lor non fosse tòrta,
molta virtù nel ciel sarebbe in vano,
e quasi ogni potenza qua giù morta;




dopo le 19 del 13 aprile

il Sole, nel suo moto, descrive l'eclittica "i pianeti stanno in una fascia attorno ad essa"

 

 

 

 

 


Canto X - Paradiso



Lo ministro maggior de la natura,
che del valor del ciel lo mondo imprenta
e col suo lume il tempo ne misura,
con quella parte che su si rammenta
congiunto, si girava per le spire
in che più tosto ognora s'appresenta;


dopo le 19 del 13 aprile




situazione Perseus

il Sole d'inverno è più basso, d'estate più alto "per fare questo "spiraleggia" "

 

 

 

 

 


Canto X - Paradiso

Lo ministro maggior de la natura,
che del valor del ciel lo mondo imprenta
e col suo lume il tempo ne misura,
con quella parte che su si rammenta
congiunto, si girava per le spire
in che più tosto ognora s'appresenta;





dopo le 19 del 13 aprile



situazione Perseus

il Sole in primavera è medio, d'estate più alto "per fare questo "spiraleggia" "

 

 

 

 

 

Canto XIII - Paradiso

Imagini chi bene intender cupe
quel ch'i' or vidi e ritegna l'image,
mentre ch'io dico, come ferma rupe,
quindici stelle che 'n diverse plage
lo cielo avvivan di tanto sereno,
che soperchia de l'aere ogne compage;
imagini quel carro a cu' il seno
basta del nostro cielo e notte e giorno,
sì ch'al volger del temo non vien meno;


animazione VB

alcune stelle maggiori sempre visibili: "sono le circumpolari" - circa le 21 del 13 aprile

 

 

 

 

 

Canto XIV - Paradiso

Ben m'accors'io ch'io era più levato,
per l'affocato riso de la stella,
che mi parea più roggio che l'usato.



dopo le 21 del 13 aprile


dal sito di Margerita Campaniolo

ogni 2 anni e 2 mesi una rossa "stella errante" brilla particolarmente nel cielo: "è il pianeta Marte"

 

 

 

 

 

le orbite di Tolomeo sono cicloidi che si sviluppano su un cerchio - nella figura quella del "pianeta Marte"

 

 

 

 

 

102 anni di opposizioni di Marte, dalla "grande opposizione" 2003 al 2104
i

 

 

 

 

Canto XVIII - Paradiso

E qual è il trasmutare in picciol varco
di tempo in bianca donna, quando il vólto
suo si discarchi di vergogna il carco,
tal fu ne li occhi miei, quando fui vólto,
per lo candor de la temprata stella
sesta, che dentro a sé m'avea ricolto.



circa le 23 del 13 aprile

due "stelle erranti" brillano vicine: "il rosseggiante Marte ed il bianchissimo Giove"

 

 

 

 

 


Canto XXI - Paradiso

Noi sem levati al settimo splendore,
che sotto il petto del Leone ardente
raggia mo misto giú del suo valore.



dopo le 13 del 14 aprile

la casa del Leone dà influssi positivi: "Saturno, dalla luce pacata, frena gli entusiasmi"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiavari,                                                                                     Nicolò Campodonico

27 maggio 2016

 

 

L’aiuola e il punto:

 La “visione astronomica” della Terra fra Dante, antichi e moderni.

 

 

1) Dante, Par. XXII, vv. 124-54

 

Tu se’ sì presso a l’ultima salute»,

cominciò Bëatrice, «che tu dei

aver le luci tue chiare e acute;                                           126

 

e però, prima che tu più t’inlei,

rimira in giù, e vedi quanto mondo

sotto li piedi già esser ti fei;                                                129

 

sì che ’l tuo cor, quantunque può, giocondo

s’appresenti a la turba trïunfante

che lieta vien per questo etera tondo».                              132

 

Col viso ritornai per tutte quante

le sette spere, e vidi questo globo

tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante;                                135

 

e quel consiglio per migliore approbo

che l’ha per meno; e chi ad altro pensa

chiamar si puote veramente probo.                                   138

 

Vidi la figlia di Latona incensa

sanza quell’ ombra che mi fu cagione

per che già la credetti rara e densa.                                  141

 

L’aspetto del tuo nato, Iperïone,

quivi sostenni, e vidi com’ si move

circa e vicino a lui Maia e Dïone.                                       144

 

Quindi m’apparve il temperar di Giove

tra ’l padre e ’l figlio; e quindi mi fu chiaro

il varïar che fanno di lor dove;                                            147

 

e tutti e sette mi si dimostraro

quanto son grandi e quanto son veloci

e come sono in distante riparo.                                         150

 

L'aiuola che ci fa tanto feroci,

volgendom' io con li etterni Gemelli,

tutta m'apparve da' colli a le foci;                                       153

 

poscia rivolsi li occhi a li occhi belli.

 

 

 

 

 

" Pale Blue Dot "

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2) Cicerone, Somnium Scipionis, 16-20

 

16. “Sed sic, Scipio, ut avus hic tuus, ut ego, qui te genui, iustitiam cole et pietatem, quae cum magna in parentibus et propinquis, tum in patria maxima est. Ea vita via est in caelum et in hunc coetum eorum, qui iam vixerunt et corpore laxati illum incolunt locum, quem vides” (erat autem is splendidissimo candore inter flammas circus elucens), “quem vos, ut a Graiis accepistis, orbem lacteum nuncupatis.” Ex quo omnia mihi contemplanti praeclara cetera et mirabilia videbantur. Erant autem eae stellae, quas numquam ex hoc loco vidimus, et eae magnitudines omnium, quas esse numquam suspicati sumus, ex quibus erat ea minima, quae, ultima a caelo, citima a terris, luce lucebat aliena. Stellarum autem globi terrae magnitudinem facile vincebant. Iam ipsa terra ita mihi parva visa est, ut me imperii nostri, quo quasi punctum eius attingimus, paeniteret.

17. Quam cum magis intuerer ‘Quaeso’ inquit Africanus, ‘quousque humi defixa tua mens erit? Nonne aspicis, quae in templa veneris? […] 20 Haec ego admirans referebam tamen oculos ad terram identidem. Tum Africanus: “Sentio inquit te sedem etiam nunc hominum ac domum contemplari; quae si tibi parva, ut est, ita videtur, haec caelestia semper spectato, illa humana contemnito. Tu enim quam celebritatem sermonis hominum aut quam expetendam consequi gloriam potes? Vides habitari in terra raris et angustis in locis et in ipsis quasi maculis, ubi habitatur, vastas solitudines interiectas, eosque, qui incolunt terram, non modo interruptos ita esse, ut nihil inter ipsos ab aliis ad alios manare possit, sed partim obliquos, partim transversos, partim etiam adversos stare vobis; a quibus exspectare gloriam certe nullam potestis.

 

 

 

3. Seneca, Naturales Quaestiones I, 7-12 passim.

 

7. Tunc iuuat inter sidera ipsa uagantem, diuitum pauimenta ridere, et totam cum auro suo terram: […] 8. Non potest ante contemnere porticus, […] quam totum circumeat mundum, et terrarum orbem superne despiciens angustum, et magna ex parte opertum mari, etiam qua exstat, late squalidum, et aut ustum aut rigentem. Sibi ipse dixit: Hoc est illud punctum quod inter tot gentes ferro et igni diuiditur? 9. O quam ridiculi sunt mortalium termini! […] 10. Si quis formicis det intellectum hominis, nonne et illae unam aream in multas prouincias diuident? Cum te in illa uere magna sustuleris; quoties uidebis exercitus subrectis ire uexillis et quasi magnum aliquid agatur, equitem modo ulteriora explorantem, modo a lateribus affusum, libebit dicere: "It nigrum campis agmen": formicarum iste discursus est, in angusto laborantium. Quid illis et nobis interest, nisi exigui mensura corpusculi? 11. Punctum est istud in quo nauigatis, in quo bellatis, in quo regna disponitis: minima, etiam cum illis utrimque Oceanus occurrit. Sursum ingentia spatia sunt, in quorum possessionem animus admittitur: at ita si minimum secum ex corpore tulit, si sordidum omne detersit, et expeditus leuisque ac contentus modico emicuit. 12. […] Secure spectat occasus siderum atque ortus, et tam diuersas concordantium uias. Obseruat, ubi quaeque stella primum terris lumen ostendat, ubi culmen eius summum, qua cursus sit, quousque descendat.

 

 

4. Boezio, de consolatione philosophiae II, 7.

 

Omnem terrae ambitum, sicuti astrologicis demonstrationibus accepisti, ad caeli spatium puncti constat obtinere rationem, id est, ut, si ad caelestis globi magnitudinem conferatur, nihil spatii prorsus habere iudicetur. Huius igitur tam exiguae in mundo regionis quarta fere portio est, sicut Ptolomaeo probante didicisti, quae nobis cognitis animantibus incolatur. Huic quartae si quantum maria paludesque premunt quantumque siti uasta regio distenditur cogitatione subtraxeris, uix angustissima inhabitandi hominibus area relinquetur.

 

 

5. Dante, Monarchia III, 11

 

Et cum ad hunc portum vel nulli vel pauci, et hii cum difficultate nimia, pervenire possint, nisi sedatis fluctibus blande cupiditatis genus humanum liberum in pacis tranquillitate quiescat, hoc est illud signum ad quod maxime debet intendere curator orbis, qui dicitur Romanus Princeps, ut scilicet in areola ista mortalium libere cum pace vivatur.

 

 

4. Leopardi, La ginestra o il fiore del deserto, vv. 158-201

 

Sovente in queste rive,

che, desolate, a bruno

veste il flutto indurato, e par che ondeggi,                            160

seggo la notte; e su la mesta landa,

in purissimo azzurro

veggo dall’alto fiammeggiar le stelle,

cui di lontan fa specchio

il mare, e tutto di scintille in giro                                          165

per lo vòto seren brillare il mondo.

E poi che gli occhi a quelle luci appunto,

ch’a lor sembrano un punto,

e sono immense, in guisa

che un punto a petto a lor son terra e mare                          170

veracemente; a cui

l’uomo non pur, ma questo

globo, ove l’uomo è nulla,

sconosciuto è del tutto; e quando miro

quegli ancor piú senz’alcun fin remoti                                 175

nodi quasi di stelle,

ch’a noi paion qual nebbia, a cui non l’uomo

e non la terra sol, ma tutte in uno,

del numero infinite e della mole,

con l’aureo sole insiem, le nostre stelle                                180

o sono ignote, o cosí paion come

essi alla terra, un punto

di luce nebulosa; al pensier mio

che sembri allora, o prole

dell’uomo? E rimembrando                                                  185

il tuo stato quaggiú, di cui fa segno

il suol ch’io premo; e poi dall’altra parte,

che te signora e fine

credi tu data al Tutto; e quante volte

favoleggiar ti piacque, in questo oscuro                               190

granel di sabbia, il qual di terra ha nome,

per tua cagion, dell’universe cose

scender gli autori, e conversar sovente

co’ tuoi piacevolmente; e che, i derisi

sogni rinnovellando, ai saggi insulta                                    195

fin la presente etá, che in conoscenza

ed in civil costume

sembra tutte avanzar; qual moto allora,

mortal prole infelice, o qual pensiero

verso te finalmente il cor m’assale?                                     200

Non so se il riso o la pietá prevale.

 

 

5. Carl Sagan, Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space, 1997, pp. xv–xvi

 

Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.

Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare per un momento padroni di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che noi si abbia una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.

La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.

Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto. »

 

 

 

 

 

 

 

 

Canto XXVII - Paradiso

«La natura del mondo, che quïeta
il mezzo e tutto l'altro intorno move,
quinci comincia come da sua mèta.
E questo cielo non ha altro dove
che la mente divina, in che s'accende
l'amor che il volge e la virtú ch'ei piove.
Luce ed amor d'un cerchio lui comprende,
sí come questo li altri; e quel precinto
colui che 'l cinge solamente intende.
...
E come il tempo tegna in cotal testo
le sue radici e ne li altri le fronde
ormai a te può esser manifesto.

circa le 21 del 14 aprile

parla Beatrice: tutto attorno alla Terra prende il moto da qui, "il "motore immobile" "

 

 

 

 

 

Canto XXVII - Paradiso

Ma pria che gennaio tutto si sverni
per la centesma ch'è là giù negletta,
raggeran sì questi cerchi superni,
...

...
e vero frutto verrà dopo 'l fiore.





circa le 21 del 14 aprile

Beatrice: un'era nuova arriverà prima che gennaio sia fuori dell'inverno, "a causa del poco preciso calendario Giuliano"

 

 

 

 

 


Canto XXXII - Paradiso

Veramente, ne forse tu t'arretri
movendo l'ali tue, credendo oltrarti,
orando grazia conven che s'impetri;
grazia da quella che puote aiutarti;
e tu mi seguirai con l'affezione,
sí cha dal dicer mio lo cor non parti».

E cominciò questa santa orazione.

«Vergine madre, figlia del tuo figlio,
...


circa le 23,30 del 14 aprile

San Bernardo ammonisce: l'uomo è creatura limitata, "affidati a Maria"

 

 

 

 

 


Canto XXXIII - Paradiso

Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.



mezzanotte del 14 aprile

anche l'Altissimo è di per sé relazione: "il mistero trinitario"

 

 

 

 

 


Canto XXXIII - Paradiso

Oh quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
è tanto, che non basta a dicer 'poco'.

mezzanotte del 14 aprile

la condizione dell'uomo è limite e scintilla divina: "è la creaturalità"

 

 

 

 

 


Canto XXXIII - Paradiso

... ma già volgeva il mio disio e il velle,
sí come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.


mezzanotte del 14 aprile

foto Maranatha

questo incontro conduce la volontà del poeta: "anche i pianeti sono mossi dallo stesso 'amore' "