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Le Comete

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Testo liberamente tratto e integrato da Wikipedia

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z camera Schmidt da  
z 20 cm, pellicola  
z RDP-100, tempo di  
z posa 10 minuti 
 
 
 
 
 
 

  Hale-Bopp  
z 27-28 marzo 1997 
z Pratonevoso (CN)

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image credit: Sergio Piazzo (Associazione di Ricerca Scientifica; Villanova Mondovì - CN) 
Giuseppe Veneziano (Osservatorio Astronomico di Genova)   z 

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Una cometa è un piccolo corpo ghiacciato del sistema solare che, quando abbastanza vicino al Sole, mostra una chioma visibile (una tenue, sfumata, temporanea atmosfera) e talora anche un paio di code. Entrambi questi fenomeni sono dovuti alla radiazione ed al vento solare. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 
 

Da dove provengono le comete? prime ipotesi

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« Le comete che noi vediamo apparire nel sistema solare interno sono nuove, vengono in qualche modo rifornite da un serbatoio cometario o forse più d’uno. In effetti attorno agli anni ’50 ci furono due olandesi Oort e Kuiper che ipotizzarono la presenza di due serbatoi cometari distinti. Partirono dall’analisi delle orbite cometarie, che si possono suddividere in due categorie, le comete di corto periodo con un periodo orbitale, cioè comete che ritornano nei pressi del Sole con un periodo minore di 200 anni, e quelle invece di lungo periodo che ritornano a distanza di milioni di anni.

Quelle di lungo periodo avevano una inclinazione orbitale che era molto grande rispetto al piano su cui orbitano i pianeti, in pratica le comete di lungo periodo provengono da tutte le direzioni e Oort ipotizzò che il serbatoio dovesse essere una regione sferica che circondava completamente il sistema solare, che si trovava a grandissima distanza dal Sole, qualcosa come 10.000 U.A., che significa 10.000 volte la distanza che c’è tra la Terra e il Sole.

Invece le comete di corto periodo avevano delle orbite che sono sostanzialmente disposte sul piano su cui ruotano tutti i pianeti, e quindi il serbatoio delle comete di corto periodo doveva essere disposto anche lui abbastanza lontano, al margine esterno del disco dei pianeti, però molto più vicino della nube di Oort. »

Credit: Corrado Lamberti - La cometa Hale-Bopp –Fabbri Video

 

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Da dove provengono le comete? prime modellizzazioni

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« Queste simulazioni portano a risultati interessanti dal punto di vista della storia delle comete. Prima cosa, ci dicono che verso l’esterno del disco, siccome la velocità con cui i planetesimi ruotano sono molto basse, l’efficienza del processo di aggregazione è molto bassa, in qualche modo l’aggregazione resta congelata all’esterno del disco, al di là dell’orbita di Nettuno i planetesimi non riescono più a costituire dei pianeti, non riescono più ad aggregarsi, allora restano separati fra loro, restano ancora al giorno d’oggi come dei planetesimi, ed ecco allora verificata l’ipotesi di Kuiper, il serbatoio, il primo serbatoio cometario, quelle delle orbite di piccolo periodo.

Ma un’altra cosa ci dicono le simulazioni a computer, ci dicono che quando si formano pianeti giganti come Giove e Saturno, con le loro interazioni gravitazionali riescono a distorcere le orbite dei planetesimi del sistema solare interno e ad allontanarli su orbite lunghissime che portano a decine di migliaia di U.A. dal Sole, in tutte le direzioni, ed ecco il secondo serbatoio, quello di Oort. Quindi le simulazioni a computer vengono a verificare ipotesi fatte circa 25 anni prima dai due astronomi olandesi, e questo è molto importante, ma poi sono venute altre prove. »

Credit: Corrado Lamberti - La cometa Hale-Bopp –Fabbri Video

 

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Da dove provengono le comete? la cintura di Kuiper è ormai ben catalogata

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Oggetti campionati al 
13 aprile 2005

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image credit: Wikipedia

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Le comete hanno un largo spettro di periodi orbitali, da pochi anni a centinaia di migliaia di anni. Le comete di corto periodo (.minore di 200 anni.) hanno origine nella cintura di Kuiper, nel suo disco diffuso, che giace oltre l’orbita di Nettuno
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 

Comete - Asteroidi

Le comete si differenziano dagli asteroidi per la presenza della chioma o della coda.

Tuttavia, comete estinte che sono passate vicino al Sole molte volte hanno perso la quasi totalità delle sostanza ghiacciate volatili ed anche le polveri, somigliando agli asteroidi. Si pensa che gli asteroidi abbiano una origine differente, essendosi formati all’interno dell’orbita di Giove piuttosto che nel sistema solare esterno.

La scoperta di comete attive nella fascia ha sfumato la distinzione tra asteroidi e comete

Alla data di maggio 2010 sono conosciute 3976 comete delle quali 1500 sono Kreutz Sungrazers (con orbite molto vicine al Sole al perielio) e circa 484 sono di corto periodo. Questi numeri stanno crescendo rapidamente. Tuttavia, essi rappresentano solo una piccola parte della potenziale popolazione cometaria: la stima di corpi simili alle comete è dell’ordine del trilione. Il numero di quelle visibili ad occhio nudo è di circa una all’anno, di cui molte poco spettacolari. Le comete particolarmente brillanti sono chiamate “Grandi comete”. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi Comete: la Ikeya-Seki del 1965

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image credit: unknown

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La cometa
Ikeya-Seki, denominata C/1965 VIII fu osservata la prima volta al telescopio il 18 settembre 1965. I primi calcoli suggerirono che il 21 ottobre 1965 sarebbe dovuta transitare a soli 450.000 km dalla superficie del Sole e che probabilmente sarebbe stata molto luminosa. 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi Comete: la Halley del 1986

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image credit: Wikipedia

 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi comete: identikit della Halley

La Cometa di Halley, il cui nome ufficiale è 1P/Halley, così chiamata in onore di Edmond Halley, che per primo ne predisse il ritorno al perielio, è la più famosa e brillante delle comete periodiche provenienti dalla fascia di Kuiper, le quali passano per le regioni interne del sistema solare ad intervalli di decine di anni, piuttosto che periodi millenari delle comete provenienti dalla Nube di Oort. 

La cometa di Halley è il protipo di comete caratterizzate da periodi orbitali compresi tra i 20 ed i 200 anni ed orbite che possono presentare inclinazioni elevate rispetto al piano dell'eclittica. 

Edmond Halley si accorse che le caratteristiche della cometa del 1682 erano quasi le stesse della cometa apparsa nel 1531 (osservata da Pietro Apiano) e nel 1607 (osservata da Giovanni Keplero a Praga); Halley concluse che tutte e tre le comete erano lo stesso oggetto che ritornava ogni 76 anni. Dopo una stima approssimativa delle perturbazioni che la cometa doveva sostenere a causa dell'attrazione dei pianeti, predisse il suo ritorno per il 1757

Halley aveva ragione, sebbene la cometa non fu vista fino a dicembre del 1758, e non passò al suo perielio fino a marzo 1759; l'attrazione di Giove e Saturno causò un ritardo di 618 giorni, come calcolò il matematico Alexis Clairault prima del ritorno della cometa. 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi Comete: la Hale-Bopp del 1997

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image credit: Pighin - Sestri Levante - seeing pessimo

 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi Comete: la Hale-Bopp del 1997

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image credit: Roberto Canepa - Mr. Thomas Bopp gli ha siglato la foto

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi comete: identikit della Hale-Bopp 

Il calcolo dell'orbita della cometa (vale a dire del percorso che la cometa fa intorno al Sole), effettuato dal Jet Propulsion Laboratory sulla base delle osservazioni raccolte dal 27 Aprile 1993 al 3 Marzo 1997, permette di fornire alcune informazioni sulle distanze in gioco. 

  • La cometa non è mai stata molto vicina alla Terra. La minima distanza è stata registrata il 22 marzo: 197 milioni di km (il corpo celeste a noi più vicino, la Luna, dista in media 384.000 km). Non si è mai corso il rischio di uno "scontro".
  • La minima distanza dal Sole sarà raggiunta, invece, il 1° aprile 1997: 137 milioni di km ( la Terra dista dal Sole circa 150 milioni di chilometri ). La velocità di allontanamento da noi, in quel momento, sarà pari a circa 13 km/sec.
  • La cometa ha un nucleo fisico di qualche decina di chilometri ( intorno ai 40 km, contro i 12.800 km del diametro terrestre). Per confronto, il nucleo della cometa di Halley ha una forma a patata con dimensioni 8 x 8 x 16 km.
  • Il nucleo non è osservabile direttamente, perché è nascosto dai gas e dalle polveri che fuoriescono da esso, per formare la testa e le due code della cometa. Si può immaginare il nucleo come un colossale iceberg, reso quasi nero dalla presenza di polveri e idrocarburi.
  • La testa della cometa è più estesa di quanto visibile da terra: è infatti circondata da un guscio di idrogeno osservabile solo in luce ultravioletta.
  • La maggior parte della luminosità della cometa è dovuta alla luce del Sole riflessa verso di noi dalle polveri presenti nella testa e in una delle code.
  • La coda di polveri è facilmente visibile ad occhio nudo: ha un colore bianco-giallastro. Fotograficamente è possibile registrare anche la coda di ioni, più lunga ma più debole, si può vedere, in parte, da luoghi lontani da ogni illuminazione.
  • La coda di ioni, sebbene meno brillante, è molto più lunga di quella di polveri.
  • La nostra conoscenza dell'orbita della cometa migliorerà con l'aumentare delle osservazioni. Per ora si può dire che è già passata vicino al Sole intorno a 4200 anni fa. Un passaggio vicino a Giove (vicino per modo di dire: nell'aprile 1996 è passata a 115 milioni di km dal pianeta) l'ha spostata su un'orbita meno allungata, per cui ritornerà vicino al Sole fra 2400 anni.

Riccardo Balestrieri - Osservatorio Astronomico di Genova - UPS - Genova, 28/3/1997 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi Comete: la McNaught del 2006-07

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image credit: unknown

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Una visione in un cielo rosseggiante, molto illuminato, del mese di gennaio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi Comete: la Lulin del febbraio 2009, la cometa verde

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image credit: Nasa

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Una visione prospettica particolare ( coda di polveri dietro il nucleo, centrata ) mostra una coda e una anti-coda.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Grandi comete: identikit della Lulin

La Cometa Lulin, formalmente designata C/2007 N3 ( Lulin ), è una cometa non periodica scoperta l'11 luglio 2007 da Quanzhi Ye, studente dell'Università Sun Yat-sen di Canton (Cina) su un'immagine acquisita da Chi Sheng Lin, dell'Istituto di Astronomia dell'Università Centrale Nazionale di Taiwan, nel corso del Lulin Sky Survey

La cometa appare di un lucente colore verde e per questo motivo è stata chiamata anche la "cometa verde". 

La cometa è divenuta visibile ad occhio nudo il 7 febbraio 2009, mentre transitava nella costellazione della Bilancia. Due giorni prima era passata in vicinanza di Zubenelgenubi. Il 15 e 16 febbraio è transitata nelle vicinanze di Spica, il 19 febbraio di gamma Virginis ed il 6 marzo vicino all'ammasso stellare M44. 

Il picco di luminosità è stato raggiunto nella notte del 24 febbraio 2009, ( in corrispondenza del massimo avvicinamento al nostro pianeta ) con una luminosità corrispondente ad una magnitudine di +4,8. Inoltre, è apparsa molto vicina a Saturno la notte del 23 febbraio ed a Regolo, nella costellazione del Leone, il 27. Il 14 marzo è transitata nelle vicinanze della nebulosa Eschimese (NGC 2392) ed il 17 marzo nei pressi di delta Geminorum
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Caratteristiche fisiche - Nucleo

I nuclei delle comete vanno da 100 metri a più di 40 chilometri. Sono composti di roccia, polvere, ghiaccio d’acqua, e gas congelati come monossido di carbonio, anidride carbonica, metano e ammoniaca. A causa della loro piccolo massa, I nuclei cometari non diventano sferici sotto l’azione della loro stessa gravità, e pertanto hanno forme irregolari. Ufficialmente, in accordo alle raccomandazioni NASA, una cometa, per essere definita tale, deve essere composta almeno dallo 85% di ghiaccio

Comunemente esse sono definite “palle di ghiaccio sporco”, tuttavia osservazioni recenti hanno rilevato superfici rocciose o polverose, suggerendo che i ghiacci siano confinati all’interno della crosta. Le comete contengono altresì una varietà di composti organici, in aggiunta a quelli già menzionati, che possono includere metanolo, acido cianidrico, formaldeide, etanolo, etano ed anche molecole come lunghe catene di idrocarburi e amminoacidi. Nel 2009 è stato confermato che l’amminoacido glicina è stato trovato nella polvere cometaria dalla missione NASA Stardust. 

Sorprendentemente, i nuclei cometari sono tra i corpi meno riflettenti nel sistema solare. La sonda Giotto ha riscontrato che il nucleo della cometa di Halley riflette circa il 4% della luce che lo colpisce, e la sonda Deep Space 1 ha riscontrato che la cometa Borrelly riflette appena tra il 2,4% e il 3,0% della luce incidente; per paragone, l’asfalto riflette il 7%. Gli scienziati ritengono che molecole organiche complesse costituiscano la superficie scura. 

La grande scurezza della superficie cometaria permette l’assorbimento efficiente della radiazione solare, necessario per produrre i processi di sublimazione. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il nucleo della cometa Halley, fotografato dalla sonda Giotto

 

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image credit: Nasa

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Giotto è una missione Europea dell'Agenzia Spaziale Europea progettata per raggiungere e studiare la cometa di Halley. Il 13 marzo 1986, Giotto si avvicina a 596 chilometri di distanza dal nucleo della cometa
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Il falso nucleo della cometa Hale-Bopp, in foto trattate con algoritmi di evidenziazione

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Il moto del nucleo della cometa produce onde d’urto nei gas della chioma, che vengono colloquialmente denominati gusci ”. Queste forme d’onda forniscono preziosi indizi sulle dimensioni e sulla rotazione del nucleo.  Image credit: La cometa Hale-Bopp –Fabbri Video

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

z Il falso nucleo della cometa Hale-Bopp, in una modellizzazione tridimensionale

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Notare nella immagine di sinistra come sul lato destro del “cono” sia presente una zona di pressione che non compare dall’altro lato. Questo indizio ha permesso di capire che il nucleo ruota su se stesso. Gli studi degli specialisti dicono una rotazione in poco meno di 12 ore. L’animazione mostra le forme dei “gusci” da ogni lato permettendo di comprendere ogni dettaglio in modo completo.

Image credit: La cometa Hale-Bopp –Fabbri Video

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il nucleo della cometa Tempel 1, fotografato dalla sonda Deep Impact

 

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image credit: Nasa

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La cometa
9P/Tempel o Cometa Tempel 1 è una periodica del sistema solare, appartenente alla famiglia cometaria di Giove. La cometa è stata visitata il 4 luglio 2005 dalla sonda Deep Impact della NASA, che ha colpito il nucleo cometario con un proiettile impattatore, ed è stata nuovamente visitata il 14 febbraio 2011 dalla sonda Stardust nell'ambito della missione Stardust-NExT
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Comete: chioma e coda 

Quando una cometa si avvicina al sistema solare interno, il calore del Sole fa sublimare i suoi strati di ghiaccio più esterni. Le correnti di polvere e gas prodotte formano una grande, ma rarefatta atmosfera attorno al nucleo, chiamata chioma, mentre la forza esercitata sulla chioma dalla pressione di radiazione del Sole, e soprattutto dal vento solare, conducono alla formazione di un enorme coda che punta in direzione opposta al Sole

Chioma e coda risplendono sia per riflessione diretta della luce incidente, sia in conseguenza della ionizzazione dei gas per effetto del vento solare. Sebbene la maggior parte delle comete sia troppo debole per essere osservata senza l'ausilio di un binocolo o di un telescopio, una manciata ogni decade diventa ben visibile ad occhio nudo. Occasionalmente una cometa può sperimentare una enorme ed improvvisa esplosione di gas e polveri, indicata comunemente con il termine inglese outburst. Nella fase espansiva seguente la chioma può raggiungere dimensioni ragguardevoli. 

Nel novembre del 2007 per la chioma della Cometa Holmes è stato stimato un diametro di 1,4 milioni di chilometri, pari a quello del Sole. Per un brevissimo periodo, la cometa ha posseduto l'atmosfera più estesa del Sistema solare. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Comete: la chioma della Holmes del 2007

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   image credit: Wikipedia

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La
cometa Holmes ( 17P/Holmes ) è una periodica, scoperta il 6 novembre 1892. Normalmente molto debole, divenne molto luminosa nell'ottobre 2007 aumentando la luminosità di circa 500.000 volte. Fu visibile a occhio nudo. La sua chioma divenne di dimensione simile a quella del Sole, pur permanendo la sua massa minuscola. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Caratteristiche fisiche: le code, esempio della Hale-Bopp del 1997

 

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image credit: Wikipedia

Spesso polveri e gas formano due code distinte, che puntano in direzioni leggermente differenti: la polvere ( dust ), più pesante, rimane indietro rispetto al nucleo e forma spesso una coda incurvata, che si mantiene sull'orbita della cometa; il gas, più sensibile al vento solare, forma una coda diritta, in direzione opposta al Sole, seguendo le linee del campo magnetico locale piuttosto che traiettorie orbitali. Viste prospettiche da Terra possono determinare configurazioni in cui le due code si sviluppano in direzioni opposte rispetto al nucleo; oppure in cui la coda di polveri, più estesa, appare ad entrambi i lati di esso. In questo casi si dice che la cometa possiede una coda ed un'anti-coda. 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Caratteristiche fisiche: a sinistra la coda di sodio della Hale-Bopp del 1997

 

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La Hale-Bopp possiede anche una debole coda al sodio, visibile solo con particolari strumenti dotati di speciali filtri. Le emissioni di sodio sono state precedentemente osservate anche in altre comete, ma nessuna dalla coda. La coda al sodio consiste di atomi neutri e si estende per 50 Milioni di km in lunghezza.

La coda formata da polveri segue la traiettoria dell'orbita della cometa, la coda di gas segue il campo magnetico, la coda di sodio segue la pressione di radiazione.

                                                                                                                        Image credit: La cometa Hale-Bopp –Fabbri Video

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Struttura di alcune formazioni fisiche: chioma, nucleo e coda di ioni

Mentre il nucleo è generalmente inferiori ai 50 km di diametro, la chioma può superare le dimensioni del Sole e sono state osservate code ioniche di estensione superiore ad 1 UA (150 milioni di chilometri). È stato proprio grazie all'osservazione della coda di una cometa, disposta in direzione opposta al Sole, che Ludwig Biermann ha contribuito significativamente alla scoperta del vento solare. Sono comunque estremamente tenui, tanto che è possibile vedere le stelle attraverso di esse. 

La coda ionica si forma per effetto fotoelettrico, come risultato dell'azione della radiazione solare ultravioletta incidente sulla chioma. La radiazione incidente è sufficientemente energetica da superare l'energia di ionizzazione richiesta dalle particelle degli strati superiori della chioma, che vengono trasformate così in ioni. Il processo conduce alla formazione di un nuvola di particelle cariche positivamente intorno alla cometa che determina la formazione di una "magnetosfera indotta", che costituisce un ostacolo per il moto del vento solare. Poiché inoltre la velocità relativa tra il vento solare e la cometa è supersonica, a monte della cometa e nella direzione di flusso del vento solare si forma un "bow shock", nel quale si raggruppa un'elevata concentrazione degli ioni cometari (chiamati "pick up ions"). Il vento solare ne risulta arricchito di plasma in modo che le linee di campo "drappeggiano" attorno alla cometa formando la coda ionica. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

La Cometa Encke perde la sua coda

 

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  image credit: Wikipedia

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Se l'intensità del vento solare aumenta ad un livello sufficiente, le linee del campo magnetico ad esso associato si stringono attorno alla cometa e ad una certa distanza lungo la coda, oltrepassata la chioma, si verifica la riconnessione magnetica. Ciò conduce allo "evento di disconnessione della coda": la coda perde la propria continuità (si "spezza") e la porzione oltre la disconnessione si disperde nello spazio. Sono state osservate diverse occorrenze di tali eventi. Degna di nota è la disconnessione della coda della Cometa Encke avvenuta il 20 aprile del 2007, quando la cometa è stata investita da un'espulsione di massa coronale. L'osservatorio orbitante solare STEREO-A registrò alcune immagini dell'evento, che, montate a costituire una sequenza, sono visibili nella soprastante animazione. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La Cometa Hyakutake emette raggi X

 

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  image credit: Wikipedia

L'osservazione della Cometa Hyakutake nel 1996 ha condotto alla scoperta che le comete emettono raggi X. La scoperta destò sorpresa tra gli astronomi, che non avevano previsto che le comete potessero emetterne. Si ritiene che i raggi X siano prodotti dall'interazione tra le comete ed il vento solare: quando ioni con carica elevata attraversano un'atmosfera cometaria, collidono con gli atomi e le molecole che la compongono. Nella collisione, gli ioni catturano uno o più elettroni emettendo nello stesso tempo raggi X e fotoni nel lontano ultravioletto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Correlazione con le piogge meteoriche

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image credit: Sirko Molau

Come risultato della sublimazione, le comete rilasciano una traccia di detriti solidi. Se l’orbita della cometa incrocia quella della Terra, allora in quella zona, al passaggio della Terra, possono facilmente prodursi piogge meteoriche. Le Perseidi capitano tra il 9 ed il 13 di agosto, quando la Terra attraversa l’orbita della cometa Swift-Tuttle. La cometa di Halley è la sorgente delle Orionidi in ottobre. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Caratteristiche orbitali 

 

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  image credit: Perseus

 

L'orbita della cometa di Halley ( in arancio ) e quella di Giove e dei pianeti esterni ( in verde ) mostrano la grande eccentricità della prima e il suo rapido moto in corrispondenza del perielio
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Classificazione delle comete

La maggior parte delle comete seguono orbite ellittiche molto allungate che le portano ad avvicinarsi al Sole per brevi periodi ed a permanere nelle zone più lontane del sistema solare per la restante parte. Le comete sono usualmente classificate in base alla lunghezza del loro periodo orbitale. 
Sono definite comete di corto periodo quelle che hanno un periodo orbitale inferiore a 200 anni

La maggior parte di esse percorre orbite che giaciono in prossimità del piano dell'eclittica, con lo stesso verso di percorrenza dei pianeti. Tali orbite sono generalmente caratterizzate da un afelio posto nella regione dei pianeti esterni (dall'orbita di Giove in poi). Per esempio, l'afelio dell'orbita della Cometa di Halley si trova poco oltre l'orbita di Nettuno. All'estremo opposto, la Cometa Encke percorre un'orbita che non la porta mai ad oltrepassare quella di Giove. Le comete periodiche sono a loro volta suddivise nella famiglia cometaria di Giove (comete con periodo inferiore ai 20 anni) e nella famiglia cometaria di Halley (comete con periodo compreso tra i 20 ed i 200 anni). 

Da considerazioni sulle caratteristiche orbitali, si ritiene che le comete di corto periodo provengano dalla fascia di Kuiper o dal disco diffuso - un disco di oggetti nella regione transnettuniana - mentre si ritiene che le comete a lungo periodo provengano dalla ben più distante nube di Oort (una distribuzione sferica di oggetti che costituisce il confine del Sistema solare, la cui esistenza è stata ipotizzata dall’astronomo danese Jan Oort). 

È stato ipotizzato che in tali regioni distanti, un gran numero di comete orbiti intorno al Sole su orbite quasi circolari. Occasionalmente l'influenza gravitazionale dei pianeti esterni (nel caso degli oggetti presenti nella fascia di Kuiper) o delle stelle vicine (nel caso di quelli presenti nella nube di Oort) sposta uno di questi oggetti su un'orbita altamente ellittica che lo porta a tuffarsi verso le regioni interne del Sistema solare, dove appare come una vistosa cometa. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Fine delle comete 

Le comete hanno vita relativamente breve. I ripetuti passaggi vicino al Sole le spogliano progressivamente degli elementi volatili, fino a che la coda non si può più formare, e rimane solo il materiale roccioso. Se questo non è abbastanza legato, la cometa può semplicemente svanire in una nuvola di polveri. Se invece il nucleo roccioso è consistente, la cometa diventa un asteroide inerte, che non subirà più cambiamenti. 

La frammentazione delle comete può essere attribuita essenzialmente a tre effetti: all'urto con un meteorite, ad effetti mareali di un corpo maggiore, quale conseguenza dello shock termico derivante da un repentino riscaldamento del nucleo cometario. Spesso episodi di frantumazione seguono fasi di intensa attività della cometa, indicate col termine inglese outburst. La frammentazione può comportare un aumento della superficie esposta al Sole e può risolversi in un rapido processo di disgregazione della cometa. L'osservazione della frammentazione del nucleo della cometa periodica Schwassmann-Wachmann 3 ha permesso di raccogliere nuovi dati su questo fenomeno. 

Alcune comete possono subire una fine più violenta: cadere nel Sole oppure entrare in collisione con un pianeta, durante le loro innumerevoli orbite che percorrono il sistema solare in lungo e in largo. Le collisioni tra pianeti e comete sono piuttosto frequenti su scala astronomica: la Terra incontrò una piccola cometa nel 1908, che esplose nella taiga siberiana causando l'evento di Tunguska, che rase al suolo migliaia di chilometri quadrati di foresta. Nel 1910 la Terra passò attraverso la coda della Cometa di Halley, ma le code sono talmente immateriali che il nostro pianeta non subì il minimo effetto. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Fine delle comete

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   image credit: SOHO

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Alcune comete possono subire una fine più violenta: cadere nel Sole. Le riprese di SOHO sono parlanti ...

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Fine delle comete - image credit: Hubble Telescope

 

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Il 17 maggio 1994, la cometa Shoemaker-Levy 9 passò troppo vicino a Giove e rimase catturata dalla gravità del pianeta. Le forze di marea causate dalla gravità spezzarono il nucleo in 21 pezzi, i quali poi bombardarono il pianeta nelle settimane seguenti offrendo viste spettacolari ai telescopi di mezzo mondo, da tempo in allerta per seguire l'evento. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Fine delle comete

 

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image credit: Galileo

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Alcune comete possono subire una fine più violenta:
la cometa Shoemaker-Levy 9 è caduta su Giove.  All'epoca molti telescopi erano puntati su Giove, compreso Hubble Telescope, il ROSAT X-ray observing satellite, e soprattutto la sonda Galileo, prossima al "rendezvous" con Giove programmato per il 1995. Gli impatti avvennero sul lato nascosto rispetto alla Terra, la Galileo, allora alla distanza di 1,6 AU dal pianeta, potè vedere gli impatti proprio mentre accadevano. La rapida rotazione di Giove li rese visibili da Terra pochi minuti dopo la collisione. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Fine delle comete - image credit: Nasa - Iro crater-chain

 

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Dopo l'impatto della Shoemaker-Levy 9, divenne immediatamente chiaro il significato di strane formazioni che si trovano sulla Luna e su altri corpi rocciosi del sistema solare: catene di piccoli crateri, posti in linea retta uno dopo l'altro. In questo caso una cometa passò troppo vicino al nostro pianeta, ne rimase spezzata, ed andò a finire contro la Luna causando la catena di crateri. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Denominazione delle comete

Negli ultimi due secoli, sono state adottate diverse convenzioni tra loro differenti per la nomenclatura delle comete. Prima che fosse adottata la prima di esse, le comete venivano identificate con una grande varietà di nominativi. Precedentemente ai primi anni del XX secolo, ci si riferiva alla maggior parte delle comete con l'anno in cui erano apparse, a volte con aggettivi addizionali per le comete particolarmente brillanti; ad esempio, la "Grande Cometa del 1680" (o Cometa di Kirch), la "Grande Cometa del settembre del 1882", e la "Cometa Daylight del 1910" ("Grande Cometa Diurna del 1910") - ad indicare che la cometa era stata visibile anche di giorno. 
 
Dopo che Edmund Halley ebbe dimostrato che le comete del 1531, 1607 e 1682 erano lo stesso oggetto celeste e ne predisse correttamente il ritorno nel 1759, quella cometa divenne nota come la Cometa di Halley. Similmente, la seconda e la terza cometa periodica conosciuta, la cometa Encke e la cometa Biela, furono nominate dal cognome degli astronomi che ne calcolarono l'orbita, piuttosto che da quello dei loro scopritori. Successivamente, le comete periodiche saranno nominate abitualmente dal nome degli scopritori, ma si continuerà a riferirsi soltanto con l'anno alle comete che appaiono solo una volta. 

In particolare, divenne usanza comune nominare le comete dagli scopritori nei primi anni del XX secolo e questa convenzione è adottata anche oggi. Una cometa può essere nominata dal nome di non più di tre scopritori. In anni recenti, molte comete sono state scoperte da strumenti manovrati da un consistente numero di astronomi ed in questi casi le comete possono essere nominate dalla denominazione dello strumento. Per esempio, la Cometa IRAS-Araki-Alcock fu scoperta indipendentemente dal satellite IRAS e dagli astronomi amatoriali Genichi Araki e George Alcock
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Denominazione delle comete

 

 
 
 
 
 
 
 
 

             cometa McNaught

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  C/2006 P1

 

  • P/ indica una cometa periodica (definita a tale scopo come avente un periodo orbitale inferiore ai 200 anni o di cui sono stati osservati almeno due passaggi al perielio); 
  • C/ indica una cometa non periodica (definita come ogni cometa che non è periodica in accordo alla definizione precedente); 
  • D/ indica una cometa disintegrata o "persa"
  • X/ indica una cometa con orbita non calcolata in modo preciso (solitamente sono le comete storiche). 
  • A/ indica un oggetto identificato erroneamente come cometa ma che in realtà è un asteroide.

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