La “stella di neutroni” viene ipotizzata da Robert
Oppenheimer
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« Alla fine degli anni ‘30, Oppenheimer inizia ad interessarsi di astrofisica,
probabilmente grazie alla sua amicizia con Richard Tolman, producendo una serie di documenti. Nel primo di questi, del 1938, scritto in collaborazione con Robert Serber, intitolato “On the Stability of Stellar Neutron
Cores”, Oppenheimer esplora le proprietà
delle stelle degeneri. A questo ne segue un altro, scritto in
collaborazione con uno
dei suoi studenti, George
Volkoff, “On Massive Neutron Cores”, in cui si dimostra che c'è un limite alla massa, il
cosiddetto limite
di Tolman-Oppenheimer-Volkoff, oltre il quale una stella di neutroni non è più stabile e
subisce il collasso gravitazionale. Infine, nel 1939, Oppenheimer e un altro dei suoi studenti, Hartland Snyder, elaborano un documento “On
Continued Gravitational Attraction”, che
prevede l'esistenza del “buco nero”.
I lavori di Oppenheimer sono considerati di difficile comprensione, anche per gli standard dei formalismi
astratti utilizzati, nei quali era esperto. Utilizzava eleganti, ma
estremamente complesse, tecniche matematiche per dimostrare principi
fisici, anche se era a volte criticato per gli errori matematici,
presumibilmente dovuti alla fretta. “La sua fisica era buona”, ha detto il suo allievo Snyder, “ma la sua matematica terribile”. »
credit: Wikipedia – Oppenheimer nel 1946
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Le “stelle di neutroni” hanno origine da una esplosione di
supernova
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« La storia di una stella di massa superiore al limite di Chandrasekhar di 1,4 masse
solari consiste di una
continua contrazione della sua parte centrale, con valori progressivamente crescenti di temperatura e
densità centrali. La contrazione ha una successione di fermate, durante le
quali viene prodotta energia in reazioni di fusione termonucleare: si passa
dalla fusione
dell’idrogeno a quella
dell’elio, cui fanno seguito quella del carbonio, del neon,
dell’ossigeno, del silicio. L’ultima di queste tappe nella combustione delle riserve
energetiche della stella produce il picco di equilibrio statistico nucleare
centrato attorno al 56Fe. A questo punto, dal momento che il ferro ha, tra tutti i
nuclei atomici, la massima energia di legame, tutte le risorse disponibili
di energia nucleare sono state estratte dalla materia.
Esaurito il combustibile nucleare, la
stella non può più esercitare le enormi pressioni termiche che bilanciano
la spinta centripeta delle forze gravitazionali. Un’elevata instabilità caratterizza
allora la struttura della stella fino a che, per il prevalere della
gravità, la stella
collassa, cioè le sue
parti centrali si contraggono in maniera catastrofica, liberando enormi quantità di energia
gravitazionale.
La quantità di energia liberata è tale
da spiegare il fenomeno delle supernovae. Le supernovae sono stelle di eccezionale luminosità [ 108 volte quella del Sole ] per un tempo brevissimo. La vita media di una supernova è infatti di circa 20 giorni e la luminosità assoluta raggiunge il
valore massimo di MVIS = -14 [ pari
a circa 2∙1013 volte quella del Sole, MVIS SOLE = +4,8 ]. » (2)
(2) Carlo Bernardini – Carlo Guaraldo, “Fisica del nucleo – Stelle di
neutroni”, Editori
Riuniti, 1982
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Le “stelle di neutroni” hanno origine dalla contrazione di
una “nana
bianca”
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Raggiunto il livello di nana bianca ( un sistema di nuclei, fissati in un
reticolo cristallino dalle reciproche repulsioni elettrostatiche, immerso
in un gas di elettroni liberi relativistici ), la pressione di Fermi [ elettroni
degeneri ] non è sufficiente a sostenere la
spinta gravitazionale e la stella si contrae ulteriormente. Per un ulteriore aumento di densità,
accade il seguente processo:
si ha, cioè, che elettroni liberi
vengono catturati da protoni legati nei nuclei e li trasmutano in neutroni.
Ha inizio una progressiva trasformazione di nuclei atomici, che vengono
arricchendosi di neutroni a spese dei protoni originari. Questo fenomeno
inizia al valore di densità:
(2)
Per ragioni di tipo energetico il
processo inverso non è possibile e, pertanto, il processo di
neutronizzazione è irreversibile a tutti gli effetti.
(2) Carlo Bernardini – Carlo Guaraldo, “Fisica del nucleo – Stelle di
neutroni”, Editori Riuniti,
1982
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Le “stelle di neutroni” hanno densità inimmaginabili
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« Nello stesso tempo, in conseguenza della cattura elettronica,
la pressione del gas degenere diminuisce e le forze gravitazionali tornano
a prevalere. Tuttavia
accade che, per il continuo aumento di neutroni in seguito ai processi di
cattura elettronica, i nuclei sono sempre meno in grado di rimanere insieme
come entità, nel senso di occupare una posizione delimitata nello spazio,
con una brusca variazione di densità ai bordi. In altre parole, la grande
preponderanza di neutroni e il fatto che, in media, le forze n-n sono meno attrattive delle forze n-p, nel senso che un
"dineutrone" stabile non esiste in natura, rende un nucleo con
N>>Z non più in grado di mantenere tutti i suoi neutroni in una ben
definita regione di spazio. Quando la densità raggiunge il valore critico di:
i neutroni iniziano a fuoriuscire
dai nuclei.
Il processo di rilascio dei neutroni
continua fino alla totale sparizione dei nuclei. Il risultato è il formarsi di
un’indistinta materia nucleare costituita essenzialmente da neutroni
liberi. Il valore della densità per cui la materia si riduce ad un gas
degenere di neutroni liberi dovrebbe essere:
. » (2)
(2) Carlo Bernardini – Carlo Guaraldo, “Fisica del nucleo – Stelle di
neutroni”, Editori
Riuniti, 1982
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Le “stelle di neutroni” – temperatura e dimensioni
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Una stella di neutroni isolata, senza
alcuna materia attorno ad essa, è praticamente invisibile: la sua altissima temperatura la porta
ad emettere un po' di radiazione
elettromagnetica, visibile e X, ma data
la sua piccolezza la luce emessa è molto poca e, a distanze astronomiche,
non rilevabile.
In particolare, facendo riferimento
come esempio alla pulsar NP 0532
( Crab Nebula ), si hanno le seguenti temperature di brillanza:
(1)
Una stella di neutroni può
manifestarsi, tuttavia, sotto alcune forme:
· Pulsar: una stella di neutroni che emette impulsi direzionali di radiazione
rilevabili sulla Terra
grazie al suo fortissimo campo magnetico e alla sua radiazione. È più o meno un faro rotante.
· Burster a raggi X: una stella di neutroni con una
compagna binaria di piccola massa, dalla quale estrae materia che va a
cadere sulla sua superficie. La materia che cade acquista un'enorme
energia, ed è irregolarmente visibile.
·
Magnetar: un tipo di ripetitore gamma soft che
ha un campo magnetico molto potente.
Il raggio, al
limite della stabilità, di una stella di neutroni è dell’ordine di 10 km (1)
( ); la corrispondente massa è compresa
tra le 2÷3 masse solari.
(1) Livio Gratton,
“Introduzione all’astrofisica – Stelle e galassie”, Zanichelli, 1982
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“Pulsar” nella Crab Nebula - Taurus
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nei raggi X
-
nel visibile [ Hubble
]
Oltre le “stelle di neutroni” – limite di Oppenheimer-Volkoff
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« La
teoria newtoniana della gravitazione non può essere sufficiente perché l’energia
gravitazionale di una particella diviene dello stesso ordine di grandezza
della sua massa propria.
Nel caso della massa sferica, fino dal 1939, Oppenheimer e Volkoff avevano mostrato che l’equazione newtoniana
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dove m(r) è la massa
alla distanza r
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va sostituita dall’equazione relativistica dell’equilibrio idrostatico
Integrando il sistema dal centro alla
superficie, per diversi valori della densità centrale ƍ0
e impiegando come equazione di stato la , Oppenheimer e Volkoff ottennero la relazione tra massa M totale
e ƍ0,
in figura è la linea
continua A. » (1).
(1) Livio Gratton,
“Introduzione all’astrofisica – Stelle e galassie”, Zanichelli, 1982
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Le “stelle di neutroni” – limite di Oppenheimer-Volkoff
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z
« Al crescere della densità centrale, la massa dapprima
aumenta fino a raggiungere il valore massimo M = 0,7·MSole per ƍC ~ 5·1015 g.cm-3,
ma se la densità della
configurazione continua a crescere, la massa diminuisce.
Ciò significa che non esiste una configurazione di
equilibrio quando la massa supera il valore massimo di 0,7 MSole; inoltre, per densità maggiori della
densità ƍM, corrispondente al massimo di M = ƍM
~ 5·1015, l’equilibrio
è instabile: è sufficiente
un piccolo aumento di densità per provocare un collasso della massa, che non potrà
essere più arrestato.
Questo valore limite della massa è del
tutto analogo al limite di Chandrasekhar e viene chiamato limite di Oppenheimer e Volkoff.
Il raggio di configurazioni stabili con massa
vicina alla massa limite è dell’ordine
di 10 km = 106
cm. » (1).
z
(1) Livio
Gratton, “Introduzione all’astrofisica-Stelle e galassie”, Zanichelli, 1982
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