NOUVEAU PHENOMENE RARE ET SINGULIER, D'une Lumière Celeste, qui a paru au commencement du Printemps de cette année 1683 - par M. Cassini 
                                                            [traduzione del simpatizzante Valle prof. Giuseppe (Pino)] 

La primavera di quell’anno 1683 è iniziata con uno spettacolo tra i più rari che si possano osservare nel cielo; il signor Cassini ce lo descrive in questi termini. 

Una luce simile a quella che fa biancheggiare la Via Lattea, ma più chiara e più vivace al centro, e più tenue verso le estremità, si è sparsa attraverso i segni che il Sole deve percorrere in questa stagione. 

Ho cominciato a scorgerla all’Osservatorio Reale la sera del 18 marzo, due giorni prima dell’equinozio; poco dopo l’osservazione dei mutamenti che ci sono stati nel pianeta Saturno ho voluto riconoscere la prima stella dell’Ariete, che si vede attraverso le lenti come composta da due distanziate l’una dall’altra giusto dalla somma dei loro diametri. 

Ho visto questa costellazione e quella del Toro molto più luminose dell’ordinario verso le sette e tre quarti, una mezzora dopo la fine del  crepuscolo serale. 

Questa luminescenza non era limitata dalla parte dell’occidente, se non dai bagliori che c’erano all’orizzonte, fino a due o tre gradi di altezza, e la sua parte più chiara poteva avere  la larghezza di otto o nove gradi. 

Essa si estendeva quasi obliquamente lungo lo Zodiaco, e raggiungeva il lembo settentrionale delle due stelle più luminose della testa dell’Ariete, di cui essa comprendeva tutto il corpo secondo la sua lunghezza, si estendeva sulle Pleiadi, e andava a terminare in un punto e svaniva dolcemente nella testa del Toro. 
 
 
 
 
 
 

                                       Somiglianza con la coda di una cometa ... 

Il cielo in questa zona era chiarissimo; in modo che vi si potevano distinguere a prima vista le stelle di sesta e settima grandezza, e questa lucentezza, sebbene simile ad una nebbia rischiarata dal Sole, non impediva che si vedessero  queste piccole stelle, anche nel mezzo dove essa sembrava più densa, come la si vede normalmente attraverso le code delle comete. Ma la sua larghezza era troppo grande per poter essere [scambiata per] la coda d’una cometa, superando 3 o 4 volte la larghezza delle più grandi che io abbia visto fino ad oggi. 

Per il resto essa gli era simile non solo nella trasparenza ma anche nel colore e nella collocazione rispetto al Sole, nella congiungente col quale essa era pressappoco diretta secondo la propria lunghezza. 

Ci si rese conto in poco tempo che essa seguiva anche il movimento del cielo verso occidente; poiché in questo movimento essa stazionava sempre nelle stesse costellazioni e si immergeva con esse nelle nebbie che erano sull’orizzonte. Dubitai che avesse un po’ di movimento particolare verso settentrione, poiché  le due più splendenti dell’Ariete che essa sfiorava all’inizio con la sua parte settentrionale, furono in seguito comprese in questo chiarore, il che è stato poi confermato dalle osservazioni dei giorni successivi. 

Ma non potei esserne completamente sicuro né allora né dopo molti giorni, perché l’estremità di questo chiarore era da ogni parte troppo incerto, si affievoliva a poco a poco; in modo che era estremamente difficile determinarla precisamente, oltre i diversi gradi di chiarezza dell’aria secondo la distanza al crepuscolo durante i giorni successivi, la facevano sembrare più o meno estesa; per questo al primo apparire della sera che giungeva un’ora dopo il tramonto, il chiarore più sensibile non si estendeva che fino alle più luminose dell’Ariete in larghezza e alle Pleiadi in lunghezza, e un po’ più tardi essa modellava le une e le altre, ma in quanto alla parte centrale, come lo si poteva determinare a vista, essa sembrava sempre allo stesso punto verso il centro della costellazione dell’Ariete. 

Dopo che questa costellazione e quella del Toro erano tramontate, non mancai di riconoscere se non rimaneva ancora qualche traccia di questa luce alla stessa altezza e posizione in cui essa era apparsa, ma non c’era più niente di straordinario, la qual cosa faceva capire che essa seguiva queste due costellazioni nella loro rivoluzione giornaliera intorno alla Terra, poiché era tramontata con esse i giorni seguenti, essa si trovava con le stesse agli stessi punti in cui era apparsa nei giorni precedenti, il che secondo i Copernicani è la stessa cosa che stare immobile nello stesso punto del cielo durante la rivoluzione giornaliera della sfera elementare intorno all’asse della Terra da occidente in oriente. 
 
 
 
 
 
 

Luce zodiacale in Iran 
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                                             Particolari della osservazione ... 

L’ho dunque osservata nello stesso stato dal 18 fino al 26 di marzo, tutte le volte che il cielo era  sereno alla sera dalla parte dell’occidente, senza aver percepito in modo evidente altro cambiamento, se non nell’ultima osservazione del 26, essa non sembrava estendersi verso le corna del Toro se non prima che nelle prime, ed essa sembrava estendersi un po’ di più verso il settentrione, mentre la luminosa dell’Ariete che incontrava all’inizio nel suo lato era allora sprofondata più di un  grado in questa luce. 

Non ho potuto in quest’ultima osservazione scoprire la prima stella di questa costellazione, perché era più bassa e più sprofondata nelle nebbie che diminuivano anche l’estensione della luce nella parte occidentale più che nelle osservazioni precedenti. 

C’è quindi la probabilità che senza questo ostacolo e senza quello dei crepuscoli la si sarebbe vista sempre più estesa verso occidente e molto vicino al Sole che all’inizio era nel penultimo del segno dei Pesci, non si era allontanata dal primo di ariete che di 30 gradi e nell’ultima osservazione del 26 un po’ più di 22; in modo che se si fosse potuta vedere questa luce in presenza del Sole, gli avrebbe creato una specie di capigliatura. 

Dopo quel periodo, essendosi coperto il cielo alla sera ad occidente, non ho più verificato se questo chiarore si fosse dissolto, se non il 14, il 22, il 24 e il 28 aprile. Allora sebbene dopo il crepuscolo la costellazione dell’Ariete fosse nascosta, lo stesso chiarore si vedeva ancora nella costellazione del Toro, estendendosi fino al corno boreale e dalla parte del settentrione, si avvicinava alla testa di Medusa e al ginocchio meridionale di Perseo, essendo il suo piede meridionale nel chiarore di questa luce. 

Dunque ho riconosciuto in queste ultime osservazioni con più evidenza delle precedenti, che questo chiarore avanzava un po’ verso settentrione, il che ha impedito che non fosse stata così efficace per il crepuscolo della sera, mentre il Sole si avvicinava alla costellazione del Toro. 
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                                      Confronto di questo aspetto con altri simili,  
                                      con qualcosa di molto strano su questo argomento 

Si fa fatica a trovare nelle Memorie dei tempi passati un aspetto in tutto simile a questa nuova luce che si è fermata molti giorni negli stessi segni (zodiacali) del cielo senza qualche movimento particolare abbastanza evidente e con una così grande estensione soprattutto in larghezza e senza la comparsa di qualche cometa che ne fosse l’origine. 

Quello che c’è di più vicino a quest’ultima circostanza e in quello della sua durata, della sua consistenza e della sua direzione nella congiungente con il Sole, fu una che vidi a Bologna, l’anno 1668, quando ebbi l’onore  d’essere chiamato in Francia su ordine di Sua Maestà all’Accademia Reale delle Scienze. Era un sentiero di luce simile alla coda di una cometa che occupava lo spazio di 30 gradi in lunghezza e un po’ più di 1 grado in larghezza. 

L’osservai il 10 marzo uscire dalle nuvole che erano all’orizzonte e che nascondevano la costellazione del Ceto o della Balena, mentre si dirigeva dal lato di oriente verso il piede di Orione, e dal lato di occidente verso il luogo del Sole. La sua longitudine era in rapporto con i segni dell’Ariete e del Toro, come questa, ma essa aveva una grande latitudine australe e cambiava posizione tra le stelle fisse, con un movimento particolare verso l’oriente e verso il settentrione, con il quale si avvicinava di un giorno all’altro della costellazione di Orione. Rimase visibile fino al 19 marzo e durante questo spazio di 9 giorni passò fra diverse stelle fisse dell’Eridano di cui non impediva la vista. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

                                    Altri hanno veduto altrove lo stesso fenomeno ... 

Il signor Chardin nel suo libro sull’incoronazione di Solimano Re di Persia riporta che questa stessa manifestazione dell’anno 1668 fu osservata nella capitale di una delle Province della Persia il 7 marzo, che era il secondo giorno della sua comparsa e ad Ispahal capitale del regno il 10 marzo alle 7 del pomeriggio. 

Appariva nella zona australe e seguiva il primo mobile, era lunga 30 gradi e 32 minuti, la qual cosa concorda con la nostra osservazione, ed era larga quasi dappertutto ugualmente 6 gradi, 4 volte di più di quella che mi apparve a Bologna, dove vi furono tuttavia persone che la stimarono più larga; ma la sua larghezza era difficile da determinare perché all’estremità era debole e si dissolveva insensibilmente. Aggiunge che la sua parte più elevata era verso la Cintura di Orione e il fiume Eridano. 

Secondo me l’Eridano, la Cintura di Orione essendo molto più Settentrionale e occidentale. La longitudine che gli dà di 72 gradi e la latitudine dell’eclittica di 3 gradi non concordano più con questa posizione. 

Aggiunge che la sua estremità inferiore era il Ceto o l’ansa di Eridano, il che concorda precisamente con la mia osservazione che la pone dove il ventre del Ceto tocca l’ansa di Eridano, senza aver rispetto per la longitudine e la latitudine che egli dà a questa estremità, nella quale apparentemente c’è un errore di numeri. Egli dice che i persiani la chiamano Niazach, cioè piccola lancia, per il fatto che ne ha la forma. Dicevano di non aver mai visto né sentito parlare d’un fenomeno simile, sebbene la si giudicasse una cometa la cui testa era nascosta nell’occidente, in modo che non se ne poteva vedere nulla su quell’orizzonte. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ipotesi del Cassini ... 

Ma io dimostrai in quell’occasione che questo fenomeno aveva un rapporto notevole con qualcos’altro di simile che era apparso duemila anni prima di questo, cioè quello che Carimandro in rapporto a Seneca libro 7 delle Questioni Naturali (Naturales Quaestiones) dice che era stato osservato da Anassagora e che consisteva in una grande e straordinaria luce  che apparve per molti giorni, della grandezza di una grande trave e a quella che lo stesso autore dice che sia stata osservata da Callistene in forma di un fuoco esteso per lungo, prima che le due grandi città dell'Acaia, Elice e Bure, fossero sommerse nel mare per un terremoto e che secondo Aristotele era una cometa che all'inizio non la sembrava affatto, a causa del grande incendio, ma che fu vista nella fuga del tempo quando il Sole diminuì. 

Questo filosofo al 6° capitolo del 1° libro delle Meteore parlando di quel fenomeno che fu osservato nel cielo verso il tempo del terremoto e dell'inondazione che giunse in Acaia, lo chiama ora grande Cometa, ora grande Astro ed egli dice che apparve all'occidente equinoziale, come è sembrato al Nostro, e dopo molte altre storie e annotazioni su simili fenomeni, aggiunge che il grande Astro di cui aveva parlato precedentemente, apparve in inverno al tempo di gelate molto sereno di sera, l'anno in cui Aristeo era arconte di Atene, che il primo giorno non apparve affatto, essendo tramontato prima il Sole; che il giorno seguente apparve un po' perché restò un po' indietro e tramontò dopo; che la luce si estendeva fino alla terza parte del cielo in forma d'una traccia; che perciò fu chiamato Sentiero, che salì fino alla Cintura di Orione dove si dissolse, cosa che successe anche press'a poco al sentiero di luce dell'anno 1668. 

Seneca che prende questa apparizione per una cometa, tratta da bugiardo e da impostore Eforo che aveva detto che essa si divise in due stelle, la qual cosa era stata avanzata solo da lui, benché fosse stata osservata da tutta la terra e considerata come un presagio della sommersione di quelle due città. 

Benché dunque l'apparizione della sua grande luce fosse certa e autorizzata dalla testimonianza di tutti gli osservatori, non si restò d'accordo sulla determinazione della sua specie, come è giunta anche nella manifestazione del nostro tempo. 

C'è qualche altra Memoria di comete ambigue di cui non si vede che una gran luce, come quella che fu osservata dopo il 10 fino al 29 novembre dell'anno 1618, nella zona australe del cielo, verso la costellazione dell'Idra, prima dell'apparizione della grande cometa che apparve nella zona boreale sul finire dello steso mese e durò fino alla fine di gennaio dell'anno 1619.

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Sulla natura di questa luce 

Questa luce straordinaria non sembrava essere senza qualche materia che irradiasse verso la terra, sia che essa fosse luminosa di per sé, sia che rifletta o scomponga i raggi che vengono dal Sole o da qualche altro corpo luminoso o immediatamente o dall'intromissione di qualche altro corpo; e la direzione che la sua lunghezza ha verso il Sole dà la possibilità di supporre che provenga dal Sole stesso. 

Nel mio Compendio delle Osservazioni della cometa dell'anno 1681, n° 12 ho detto che può esserci nell'Etere della materia diffusa capace di riflettere la luce come se ne incontra nella nostra aria (atmosfera?) che circonda la Terra e che questa materia incontrandosi nel cammino delle comete dove l'Etere può essere ora più ora meno puro, essa può causare l'apparizione delle loro code e delle variazioni che gli càpitano. 

Poiché dunque questa luce è simile a quella delle comete, tanto nel colore quanto nella chiarezza, nella tenuità e nella situazione nei guardi del Sole, si può credere che la materia che ce la rinvia sia della stessa natura, sia che ci sia una cometa nascosta nei raggi del Sole che ne sia l'origine (ciò che io non oserei appunto avanzare, poiché essa è così differente in larghezza da tutte le code delle comete che sono state osservate fino ad ora) sia che riceva i suoi raggi immediatamente dal Sole, poiché  come vediamo nell'aria delle manifestazioni causate dalle rifrazioni e i riflessi dei raggi del Sole che vi arrivano direttamente e delle altre simili che vi arrivano dall'intromissione della Luna, come sono le Iridi e le Corone dell'uno e dell'altro Astro. 

Non vi è inconveniente se non delle apparenze simili nella materia diffusa nell'Etere che siano formate dal Sole o direttamente o dall'estremità di qualche corpo di cometa. Essa ci potrebbe anche riflettere la luce di qualche Astro, ciò sarebbe successo allorquando certe Stelle fisse abbiano preso una capigliatura come dice Aristotele che esse fanno qualche volta, non solo secondo le osservazioni degli Egiziani ma anche seguendo ciò che egli stesso aveva evidenziato, avendo visto ad una delle Stelle che sono nella Coscia del gran Cane, benché fosse abbastanza scura all'inizio, ma abbastanza manifesta a coloro che l'osservavano attentamente. 

C'è da notare che la nostra luce sembrava anche nel luogo dal quale numerose comete di questo secolo sono passate, come quelle degli anni 1652, 1665, 1672, 1680. E numerose altre dei secoli precedenti che si incontrano nella banda che ho chiamato nei miei Trattati a causa di questo frequente passaggio, lo Zodiaco delle Comete. 
 
 
 
 
 
 
 

Congetture sulla distanza di questa materia luminosa. 

Quanto alla distanza della materia che è il soggetto di questa luce o il mezzo attraverso il quale essa è rinviata alla terra dalla riflessione o dalla rifrazione, non la si saprebbe determinare con sufficiente giustezza con la parallasse a causa principalmente dell'ambiguità della sua fine che non permette di confrontarla con acutezza alle Stelle fisse in diverse ore della notte, né da diversi luoghi della terra; ma si può riconoscere che essa è molto grande dalla circonferenza del movimento giornaliero di 24 ore, con il quale segue gli Astri. 

Poiché nell'ipotesi comune che essa furia di vento potrebbe mai portare attraverso l'aria per un mese intero questa materia senza disperderla, con tale impetuosità che essa faccia in un giorno tutto il giro della terra e con tanta regolarità che corrisponda sempre alle stesse costellazioni? E nell'ipotesi copernicana, con quale forza potrebbe mai resistere al movimento giornaliero della sfera elementare da Occidente in Oriente, senza che essa fosse né dirottata né dispersa? Bisogna dunque ammettere che questa materia è al di sopra della sfera elementare e in conseguenza nell'Etere e se si considera che essa non ha che pochissimo movimento particolare, si sarà portati a supporre che essa sia molto elevata verso la regione delle Stelle. 

Gli antichi sono riusciti benissimo quando hanno giudicato più elevate verso le stelle fisse quelle fra i pianeti che si avvicinano di più del loro movimento universale e hanno meno movimento particolare. È solo per questa ragione che essi hanno giudicato Saturno elevato su tutti gli altri pianeti e hanno messo al di sopra di lui Giove, cosa che nemmeno uno degli astronomi da più di 20 o 30 secoli ha mai messo in  dubbio. 

Essi hanno anche confermato con le nuove ipotesi che servono alla rappresentazione dei fenomeni dei loro movimenti, benché siano diverse fra loro e talvolta opposte, com'è la copernicana alla Tolemaica e quella di Tycho, ciascuna delle quali dimostra l'ordine dei pianeti superiori stabilito dagli antichi con degli elementi che fanno loro propri essendo impossibile farlo indipendentemente da qualche ipotesi.  

Non avendo questi due pianeti un parallasse sensibile, a motivo della poca proporzione del diametro della Terra e quello del loro cerchio. È quindi buona regola determinare la situazione degli oggetti nuovi nel mondo in rapporto al loro movimento con quelli degli altri corpi che ci sono noti, i quali con le osservazioni astronomiche troviamo allineati a diverse distanze secondo i differenti gradi della loro velocità apparente.

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Un similare fenomeno affascinante: il Gegenshein ...
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