Cassini, gli anni della formazione   -   socio fondatore N.H. sig. Enzo Gaggero 

« ... Giovanni Domenico Cassini nacque l’8 Giugno 1625 a Perinaldo (IM), figlio di Giacomo, proprietario terriero, di lontane origini senesi e di Tullia Crovese appartenente ad una ricca famiglia di notai. 

Perinaldo, originariamente Poggiorinaldo, deve il suo nome a Rinaldo dei Conti di Ventimiglia che la fondò e la circondò di mura fra il XI ed il XII secolo; nel 1625 il paese era sotto il dominio dei Doria, alleati dei Savoia e, successivamente, diede i natali anche ad altri due astronomi: al nipote del Cassini, Giacomo  Filippo Maraldi ed al nipote di quest’ultimo, Gian Domenico Maraldi. 

Il giovane Gio. Domenico, desideroso di imparare e con una vivacità intellettuale fuori dal comune, studiò prima con lo zio notaio, Antonio Maria Crovese e poi, per due anni, con Padre Giovanni Francesco Aprosio della vicina località di Vallebona. Grazie alla tutela dei Doria, dal 1638 al 1646, studiò nel prestigioso Collegio dei Gesuiti in Via Balbi a Genova (attualmente sede universitaria); dimostrò grande talento nelle lettere, in filosofia, teologia e matematica. 

Per un breve periodo si ritirò a studiare a San Fruttuoso sotto la guida dell’abate dei Doria e mostrò sempre più interesse per la razionalità delle scienze matematiche e si avvicinò allo studio degli astri, dopo aver letto un libro di Astrologia giudiziaria, prestatogli da un ecclesiastico; poi si dedicò allo studio scientifico del firmamento grazie al nobile senatore Giambattista Baliani (uno dei realizzatori della ultima formidabile cerchia muraria di Genova) che era stato in contatto epistolare con Galileo e che frequentava, a Genova, Vincenzo Renieri, monaco olivetano, allievo di Galileo. 

Baliani insegnò a Cassini il metodo di rilevamento dell’altezza degli astri, utilizzando uno strumento astronomico (antesignano del moderno sestante), appartenuto al grande astronomo Tycho Brache. Cassini ne rimase entusiasta e prese la decisione di dedicarsi all’astronomia e la sua fama, grazie al Baliani, superò i confini della Repubblica di Genova e giunse al Marchese bolognese Cornelio Malvasia, Generale delle milizie del Duca di Modena, interessato all’Astrologia e all’Astronomia. Cassini fu suo ospite nella villa di Panzano, presso Modena, dotata di un osservatorio astronomico e di una ricca biblioteca. 
 
 
 
 
 
 

Cassini, il trasferimento a Bologna ... i lavori per l'eliometro ... 

Da Panzano a Bologna, il passo fu breve, perché era vacante, da alcuni anni, la cattedra di Astronomia all’Università di Bologna, in seguito alla scomparsa del titolare, il Padre gesuita Bonaventura Cavalieri (amico di Galileo), co-inventore del calcolo infinitesimale. 

Il 12 Aprile 1651, il Senato accademico bolognese  conferì a Cassini (prossimo al ventiseiesimo compleanno)  l’incarico di titolare della cattedra di astronomia, per cinque anni, con uno stipendio di 600 lire bolognesi e, a Bologna, conobbe i gesuiti Riccioli, Bettini e Grimaldi, studiosi di astronomia e appartenenti alla Scuola Gesuitica di Santa Lucia. 

Sul finire del 1652, il transito di una grande cometa, diede occasione a Cassini di compiere studi approfonditi su questo fenomeno che erroneamente Galileo riteneva fossero “flautolenze” della Terra, mentre il gesuita Padre Ricci aveva avanzato l’ipotesi giusta che fossero corpi del sistema solare. 
Cassini calcolò l’orbita della cometa e pubblicò il suo primo trattato di astronomia, dedicato al Duca di Modena: De cometa anni MDCLII et MDCLIII Jo. Dominicus Cassinus Genuensis. 

Cassini aveva il dono di essere una persona profondamente buona d’animo, affabile, con una straordinaria capacità di lavorare in modo sistematico ed organizzato e, grazie all’insegnamento dei Gesuiti, aveva un atteggiamento prudente, nell’esporre le sue teorie astronomiche. 

Cassini a Bologna venne incaricato di restaurare la Meridiana della Basilica di San Petronio, costruita da Padre Danti un secolo prima, costituita da un foro nel tetto della Basilica, posto in direzione Sud, in cui entrano i raggi solari quando è esattamente il mezzogiorno astronomico, che illuminano, punti diversi (variabili ogni giorno, in funzione della diversa altezza del Sole sull’orizzonte) lungo una linea metallica, adagiata obliquamente sul pavimento. Cassini la chiamò Eliometro e con questo formidabile strumento, “certificò” la diversa distanza del Sole dalla Terra, la ellitticità dell’orbita terrestre e la variazione della inclinazione dell’asse della Terra e così, grazie a Cassini, quella verità sul moto della Terra attorno al Sole, ipotizzato nel 3° Secolo a.C. da Aristarco di Samo e poi  da Copernico (con l’imprimatur di Santa Romana Chiesa), sostenuto, ma mai dimostrato da Galileo, venne portata alla conoscenza del mondo scientifico. 

Il 26 Novembre 1655, Cassini donò il primo disegno della meridiana alla Regina Cristina di Svezia che sostò a Bologna, durante il lungo viaggio da Stoccolma a Roma (sua nuova residenza), già segretamente convertitasi al Cattolicesimo, grazie ai Gesuiti. 

 
 
 

Cassini, il trasferimento a Parigi ... astronomo, idrogeologo, biologo e cartografo ... 

Cassini, in qualità di Pubblico Matematico si dovette interessare alla complessa situazione idrogeologica della pianura padana, solcata dal Po e dal Reno e affrontò con la consueta pazienza e forza d’animo questa esperienza in zone insalubri e disagevoli che risultò preziosa successivamente quando iniziò la sua attività di cartografo in Francia. 

Nel 1664, Cassini era a  Roma, chiamato da Papa Alessandro VII (Fabio Chigi) e osservò una  nuova  cometa, scrisse un trattato e lo dedicò alla Regina Cristina di Svezia, esule volontaria a Roma. 

Negli anni compresi tra il 1664 ed il 1666, Cassini riprese gli studi di Galileo sui satelliti di Giove e sulla rotazione di Marte, avvalendosi dei telescopi costruiti dallo spoletano Giuseppe Campani. Nel 1667, Cassini, mentre si interessava della sistemazione dei corsi d’acqua nella Val di Chiana, compì importanti studi sul ciclo vitale degli insetti, invece nella sua residenza di Bologna, assieme a Geminiano Montanari, compì esperimenti sulla trasfusione del sangue, fino ad allora praticata su animali, sostituendo i tubicini metallici, con il calamo delle penne di gallina che, per la sua trasparenza, consentiva la regolazione dell’afflusso del sangue. 

La sua fama giunse al Re di Francia e così il 25 Febbraio 1669, partì per Parigi per un incarico provvisorio alla corte di Luigi XIV, mantenendo incarico e stipendio nella Università di Bologna, cui rinunziò (senza che nessuno lo pretendesse), quando capì che la permanenza a Parigi, andava oltre le previsioni. 

Partito da Bologna, sostò a Forte Urbano (vicino a Modena) dai Malvasia, poi proseguì per Genova e Perinaldo, ove salutò i genitori e i suoi familiari e giunse a Parigi, il 4 Aprile 1669. 
 
 
 
 
 

Cassini, l'attività in Francia ... il viaggio di ritorno in Italia ... 

A Parigi, ben accolto dalla corte, seguì i lavori di costruzione dell’Osservatorio Astronomico (di cui fu sempre l’effettivo direttore, pur non avendone la titolarità) e poi iniziò la sua formidabile attività astronomica osservando Saturno, scoprì nuovi satelliti di questo pianeta e la divisione fra gli anelli, da allora chiamata “Divisione del Cassini; compilò accurate Effemeridi con le posizioni delle stelle e dei satelliti di Giove. 

Tutti i dati astronomici gli permisero di organizzare una rilevazione trigonometrica della Francia e dei territori d’oltremare, opera che verrà portata avanti dai suoi successori. 

Si sposò il 10 Novembre 1673, con Genevieve Delaistre, molto più giovane di lui e nell’appartamento dell’Osservatorio nacquero i due figli: Jean Baptiste che intraprese la carriera militare e perì nella battaglia navale di Cap de La Hague e Jacques che seguì le orme del padre. 

Cassini acquistò anche un castello a Thury che divenne residenza dei suoi successori. 

Il 23 Settembre 1694, equinozio d’Autunno, Cassini ed il figlio partirono per l’Italia, con molti strumenti scientifici: lo scopo del viaggio era parlare con il Papa dell’irrisolto problema idrografico del delta del Po e per risistemare la Meridiana di San Petronio. 

Nel Sud della Francia eseguirono accurate misurazioni delle coordinate geografiche, passarono per Nizza e quindi arrivarono alla natia Perinaldo, salutò le sorelle Angela, Caterina e Francesca (i genitori era scomparsi da circa vent’anni). 

Ripartito a metà di Novembre, andò a Genova e a Portofino, luoghi a lui sempre molto cari, ove aveva compiuto le sue prime osservazioni astronomiche poi transita per Firenze, saluta e collabora con l’amico Vincenzo Viviani, astronomo impegnato nei rilevamenti con la Meridiana di Santa Maria del Fiore  e poi arriva a Bologna, ripristina l’eliometro di San Petronio e, in suo onore, viene coniata una medaglia, opera del lorenese Ferdinand de Saint-Urbane.  
 
 
 
 

Cassini, ultimi lavori in Italia ... il viaggio di ritorno in Francia ... 

Trascorse le festività di Natale, nel freddissimo inverno 1694 – 1695, ospite del Marchese Monti, ma l’urgenza di discutere col Papa, lo obbliga a partire per Roma. 

Le discussioni, a suo avviso poco risolutrici, lo inducono a ripartire per Bologna, ove è prodigo di consigli e di elargizioni verso i giovani astronomi, tra cui Guglielmini, Manfredi e il Conte Luigi Ferdinando Marsili che fondò l’Osservatorio Marsiliano e l’Istituto delle Scienze e fece spedire loro, da Parigi,  un orologio molto preciso, libri e strumenti. 

Nella primavera del 1696, ritornò a Parigi, riprese il sistematico rilevamento topografico della Francia, coadiuvato dal figlio Jacques e dal nipote Giacomo Filippo Maraldi, misurò l’arco di meridiano da Parigi a Perpignan e compì alcune operazioni di astronomia e geodesia, che riferì all’Académie. Il nipote Jean Dominique, Cassini IV presentò l’opera cartografica all’Assemblea Costituente, nel 1790 che consisteva in 182 fogli ed era il frutto di quasi centotrentadue anni di lavoro. 

In tarda età divenuto cieco, Cassini dettò la sua autobiografia, che fu pubblicata nel 1710. Morì a Parigi il 14 settembre 1712, a ottantasette anni e fu sepolto nella chiesa di Saint Jacques du Hautpas, con una semplicissima lapide “J. D. Cassini - Astronome”. 

I suoi discendenti proseguirono i suoi studi all’Observatoire. 

L’attualità delle sue ricerche è dimostrata dall’utilizzo che ancora oggi viene fatto delle cosiddette Leggi di Cassini, risultato di studi sui corpi in risonanza “rotazione-orbita” [e.g. Luna o Mercurio] a cui si perviene tramite interazioni mareali tra il corpo di riferimento e il corpo orbitante. 
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