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Ipotesi sul meccanismo di
cattura dei satelliti irregolari ...
Siamo negli ultimi decenni del secolo XX
e le scoperte dei satelliti irregolari procedono a passi molto veloci.
Si scopre addirittura che i satelliti irregolari
retrogradi sono in numero superiore a quelli progradi [Colombo
avrà una spiegazione anche per questo].
Era evidente che quei satelliti non potevano far
parte della nebula vorticante in senso antiorario che ha dato forma a Giove
ed ai satelliti progradi regolari. Quelli retrogradi dovevano essere stati
catturati dall’esterno.
Una certezza era anche che i quattro pianeti gassosi
avevano circa la stessa numerosità di satelliti irregolari.
Si tentano spiegazioni per la cattura in orbita
stabile di questi corpi. Bisogna qui ricordare
che, per Keplero,
o un satellite è in orbita oppure non ci entrerà mai, a meno
di considerare fattori dissipativi che possono cambiare i valori di semiasse
maggiore ed eccentricità, conducendo anche alla cattura.
Peccato che, data la lontananza dal corpo di riferimento
[uno dei pianeti gassosi], e date le piccole dimensioni dei satelliti,
l’effetto mareale è così piccolo
che non si può pensare a questo fenomeno come utile per la cattura.
Si sono allora immaginati scenari di rigonfiamento
planetario tali da inglobare le orbite di alcuni di questi corpi.
L’attrito con queste deboli atmosfere poteva
condurre alla cattura. Ma per permanere in
modo stabile, si doveva considerare anche una contrazione planetaria in
modo che gli attriti cessassero.
Inoltre questo scenario si poteva forse applicare
ai giganti gassosi [Giove e Saturno],
ma non ai giganti ghiacciati [Urano e Nettuno].
Così in sostanza le idee non erano né chiare né consolidate.
Ancora una volta questo è lo scenario in
cui si trova ad operare Bepi Colombo. Decide di studiare un possibile meccanismo
di cattura che possa spiegare le numerosità di questi satelliti.
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Un nuovo scenario di cattura
dei satelliti irregolari si fa strada ... ed è vincente !
Grazie ad una fervida intuizione, Colombo
ipotizza che eventuali urti tra corpi nello
spazio possano fare sì che un corpo
esca dal sistema e l’altro subisca una perdita
di energia tale da permettere la cattura da
parte dei giganti gassosi.
È un’idea ardita, fuori degli schemi. Ma,
statistiche alla mano, gli urti non sono poi così improbabili.
Inoltre, perfezionamenti del modello, consentono
di dire che non è strettamente necessario
un urto, ma un passaggio ravvicinato [un quasi
urto] in cui vengano scambiate cospicue energie. Ciò rende le probabilità
molto più consistenti.
Questo modello permette la cattura entro la sfera
di Hill [la zona al cui interno prevale la
gravitazione del pianeta, al di fuori comanda il Sole].
Naturalmente la sfera
di Hill è proporzionale alla massa del pianeta, ma anche, inversamente,
alla distanza dal Sole. Ciò permette
che i pianeti giganti abbiano sfere di Hill
confrontabili, nonostante la diversità di massa.
Questa è una situazione che ben rende conto
delle popolosità simili dei quattro gassosi.
Leggo a proposito un articolo (David
Jewitt, Scott S. Sheppard, Jan Kleyna 2004)
che tratta questo argomento. L’ipotesi
di cattura ipotizzata da Bepi Colombo si è dimostrata vincente!
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