Storia dei Fari ...

 

 

a cavallo di un tronco d’albero, inizia l'affascinante arte del navigare ... i primi furono i Fenici ( alcuni dicono i Cinesi ) ...

dapprima si andava lungo costa, ma la necessità di rotte veloci e sicure rispetto ai pirati impongono la navigazione di altura ... nasce il Faro ...

 

 

 

 

una ricostruzione di una tipica nave fenicia ...

 

 

 

 

Già Omero nell’Iliade, racconta: “Achille s’imbracciò lo scudo che immenso e saldo di lontan splendea. Come luna, o qual foco ai naviganti, sovr’alta apparso solitario cima, quando, lontani da’ bracari, il vento li travaglia nel mar”

Questo verso ci fa comprendere come i marinai si orientassero, con fuochi ardenti sulle colline, che segnalano ai naviganti la via ... inizia la storia della segnalazione notturna marittima ...

 

 

 

 

Il più antico segnalamento luminoso (delle sette meraviglie del mondo antico) fu quello di fronte ad Alessandria d’Egitto sull'isola di Pharos. Disegnato da Sostrato di Cnido che ne curò anche la realizzazione ( circa 280 a.C. ), fece incidere in greco, sui conci che fermavano l’architrave del portale, questa iscrizione: “ Sostrato di Cnido, figlio di Dexifane, a favore dei navigatori e agli Dei salvatori”.

Il faro era alto 120 metri, la luce del suo braciere era visibile fino a 50 km ed era accresciuta ad intermittenza da enormi specchi concavi di metallo, inventati da Archimede. Il faro di Alessandria funse da guida ai naviganti fino al XIV secolo ...

Fu il modello di tutte le costruzioni successive, che in effetti prenderanno il nome di faro dal luogo ove fu eretto quello di Alessandria ...

 

 

 

 

Un’altra delle sette meraviglie del mondo classico, ebbe funzione di guida nella navigazione, fu il "Colosso di Rodi", circa del 290 a.C. Secondo Plinio era alto 70 cubiti ( circa 32 metri ) ed era di pietra ricoperta di piastre di bronzo, era dedicato ad una divinità: Elios, il Sole. L’enorme statua antropomorfa poggiava i piedi sulle testate dei moli che rinserravano il porto, l’Emboricos, e sotto di essa passavano le navi che entravano e uscivano.

La figura reggeva, in una mano alzata, il braciere; rimase a guardia del Porto di Rodi per poco più di mezzo secolo, rovinando a terra e in mare, nel 226 a.C., a seguito di una violenta scossa di terremoto.

 

 

 

 

Nel 50 d.C. l’Imperatore Claudio fece costruire il porto di Ostia ( successivamente ampliato da Traiano) e al suo ingresso venne eretto un faro di cui rimane una bella immagine nel mosaico del piazzale delle Corporazioni di Ostia Antica. I Romani attribuirono molta importanza ai fari, al punto da raffigurarli in monete e medaglie e ne costruirono 30, lungo le coste del Mediterraneo e dell’Atlantico.

Ricordiamo i fari di Marsiglia, Fos, Narbonne, Boulogne, Fréjus, Dover in Inghilterra ove è ancora visibile una torre-faro di epoca romana e il Faro di La Coruña in Spagna. Durante il Medio Evo, i fari romani andarono in rovina e così vennero accesi dei falò sulle colline nei punti pericolosi per la navigazione o dei bracieri a bracci mobili, soprattutto all’ingresso dei porti

 

 

 

 

E’ ancora esistente il faro romano di la La Coruña, l’antica Brigantium, in Galizia, nel Nord-Ovest della Spagna, chiamato anche Torre de Hèrcules.

Il faro venne costruito da Caio Sevio Lupo, un architetto della Lusitania ( attuale Portogallo), nel II secolo d.c. durante il regno dell’Imperatore Traiano, fu dedicato a Marte . La costruzione ha subito danni e modifiche nel corso dei secoli, è stato ristrutturato in varie occasioni, in maniera più completa nel 1791 e l’ultima volta nel 1970, comunque ha funzionato ininterrottamente dal 1847 ed è tutt’ora funzionante, diventando il simbolo della città di La Coruña. Le pietre della sua base sono ancora quelle poste in opera dai Romani, e la targa lasciata dall’architetto ne è la testimonianza.

Questo faro si trova a lat. 43° 23.2' Nord e long. 8° 24.3' Ovest, è alto 48 metri ed ha una portata luminosa di 23 miglia.

 

 

 

 

Nel Medio Evo, i monaci, sull’esempio di San Venerio ( Santo Patrono dei Faristi ) che nel VII secolo aveva fondato un monastero e teneva acceso un fuoco sull’Isola del Tino, nel Golfo di la Spezia, fondarono comunità monastiche, soprattutto sulle tormentate coste e isole del Nord Atlantico.

Là costruirono torri sulla cui sommità tenevano acceso un fuoco. Un esempio è il faro di Hook Head, sulle coste orientali dell’Irlanda, Lat. 52° 7.3’ Nord, Long. 6° 55.7' Ovest.

 

 

 

 

In Italia, a partire dal XII secolo, con l’affermazione delle Repubbliche marinare, riprese la costruzione dei fari come la Lanterna di Genova.

 

 

 

 

a partire dal XII secolo il Faro di Livorno.

 

 

 

 

nel 1147 ( primo faro costruito in mare aperto ) la Torre sulle Secche della Meloria. Distrutto nel 1284, fu ricostruito nel 1712, è ancora operativo.

 

 

 

 

torre di Capo Peloro a Messina. Le navi in entrata nei porti, pagavano una tassa per il mantenimento dei Fari.

 

 

 

 

I combustibili dei fari sono stati vari, lungo il corso dei secoli : fascine di legna, carbone, candele di spermaceti ( materia grassa che si trova all’interno del cranio dei capodogli e che ha la particolarità di non fare fumo ), olio di balena e di oliva, a seconda delle latitudini.

Intorno al 1200 per la prima volta viene installato il vetro sulle lanterne ed i fari finalmente avevano una protezione contro gli agenti atmosferici, ma fino al XVIII secolo i fari emettevano una luce di debole intensità, visibile solo nelle immediate vicinanze e quindi non segnalava con sufficiente anticipo gli eventuali pericoli, costituiti da scogli e altri ostacoli per la navigazione

Questo vetro però era spesso ed opaco ed era difficile tenerlo pulito, solo nel 1700 il vetro si evolve e diventa trasparente come quello in uso oggi e, in questo periodo, si acuì l’esigenza di rendere i fari sempre più luminosi in modo che la loro luce si distinguesse dalle luci della illuminazione pubblica che prima non c’era.

Per le luci dei fari, a partire dal 1800 si cominciano ad usare i derivati dal petrolio ed infine all’elettricità.

 

 

 

 

Augustine Jean Fresnel (1788-1827) grazie ai suoi studi sulla riflessione, ideò e realizzò un riflettore parabolico con grandi lenti di vetro, che fu messo in opera per la prima volta sul faro di Corduan, permettendo una notevole distanza di riflessione della luce. Fu infatti con l’invenzione della sua lente rivoluzionaria, quella che porta il suo nome e ancora oggi viene usata in tutti i fari del mondo che si riuscì a far arrivare la luce ad una distanza fino ad allora inimmaginabile.

Le lenti di Fresnel, sia pure modificate ed alleggerite nel tempo per renderle più maneggevoli, sono installate ancora oggi in tutti i fari del mondo. L’ingegnere scozzese Alan Stevenson, che aveva costruito circa 12 fari, si dedicò anche alla modifica di queste lenti che vennero poi prodotte in Inghilterra dalla ditta Change Brothers di Birmigham.

 

 

L’elettrificazione dei fari in alto mare è avvenuta gradualmente tramite generatori elettrici a motore o per mezzo di energia alternativa, come la eolica o la solare. Anche le lampadine hanno subito modifiche nel corso degli anni e si è arrivati ora ai bulbi alogeni di 1000 Watt, usati in quasi tutti i fari.

Solo in pochi fari, soprattutto in Francia, è ancora utilizzata il vecchio bulbo allo xeno, un gas nobile, inerte, inodore e incolore, scoperto nel 1898 dagli inglesi Sir William Ramsey e Morris W. Travers, che, sollecitato elettricamente, produce una brillante luce bianca, ma è anche potenzialmente esplosivo, infatti questi bulbi sono maneggiati con molta cura dai guardiani che nel farlo si proteggono il viso e le mani con maschere e guanti.