Colombo 2.1 alla Livellara





Chiavari (GE)










in un racconto del
comandante Giorgio Bazzurro














libera riduzione di Pighin
22 gennaio 2016

 

 

 


Colombo 2.1

I primi 30 anni di Colombo non sono noti e li denomino “Colombo 2.0”; dai 30 anni in poi (1480) abbiamo quindi “Colombo 2,1”. Il suo “Diario” non è originale, ma di terza mano. Ciò che ha scoperto lo denomino “Mondo nuovo” e non “Nuovo mondo”, perché già esisteva e Colombo lo ha solo georeferenziato.


Un mondo globale

Egli ha iniziato un mondo globale, inizialmente sui temi della farmacologia e della nutrizione. Nel secondo viaggio il medico Chanca ha accompagnato Colombo in America per studiare l’uso del tabacco e della coca presso gli indigeni. Essi usavano l’infuso di tabacco per curare problemi di respirazione e la coca per sostenere i lavoratori, che erano sottoposti a fatiche enormi. La coca quindi era usata per curare problemi di grave debilitazione. Gli usi “viziosi” cui li associamo oggi sono frutto della cultura occidentale.

Il legno del Guaiacum officinale è uno dei più pesanti esistenti, infatti ha una densità che allo stato anidro può arrivare a circa 1350 kg/m³. Esso essuda una resina il cui principio attivo più importante è il guaiacolo oltre a resine, saponine, vanillina, sostanze terpeniche, olio essenziale (5-6%), componenti che gli conferiscono proprietà balsamica, espettorante, diuretica, sudorifera, depurativa, lassativa, antireumatica, antisettica, antiossidante, antinfiammatoria. Il durame del Guaiacum sanctum è utilizzato per i punti di attrito dei verricelli delle navi (a vela).

La patata contiene abbastanza vitamina C, e per un periodo ha contribuito in parte a risolvere il problema dello scorbuto a bordo.


La conoscenza del mondo ai tempi

Ufficialmente – ripeto, solo ufficialmente – la sapienza del tempo consisteva nel globo di Behaim (era un mappamondo con le terre all’epoca). Su di esso era tracciato un meridiano, situato poco più in là delle Azzorre, che divideva il globo tra Est e Ovest. Nell’Atlantico la parte che oggi è America era pertanto considerata “oriente”. Ciò che ha scoperto Colombo è dunque già “oriente”.

All’epoca di Colombo erano state georeferenziate l’Islanda, poca parte meridionale della Groenlandia, una piccola zona americana nella odierna Terranova e le Azzorre.


I metodi di navigazione ai tempi

Le Azzorre erano il punto più avanzato di navigazione nell’oceano. Era una conoscenza tutta portoghese, che Colombo ha appreso nel viaggio alle isole nel 1482. Qui egli ha imparato la circolazione dei venti in Atlantico e il metodo portoghese di navigazione. Si conoscono le latitudini di partenza e quelle di arrivo, si sa che in pieno oceano ci sono venti favorevoli per risalire verso Nord, raggiunta la latitudine di arrivo, si naviga verso l’Europa.

Si andava per costa fino alla Canarie, alle isole di Capo verde, all’isola di São Tomè (Golfo di Guinea). Si sapeva ritornare per mare aperto da tutte queste tre località. Quando si partiva per il ritorno, si procedeva allo “allontanamento” per parallelo in oceano, dopo un certo numero di giorni di navigazione (numero noto) si procedeva alla “risalita” per meridiano fino alla latitudine di arrivo, quindi si procedeva per parallelo allo “avvicinamento”.

Per sapere la latitudine si usava il quadrante nelle zone Nord dove era visibile la Polare, e nelle zone Sud dove era visibile Acrux della Croce del Sud. Attorno all’equatore c’è una zona dove nessuna delle due è visibile. Qui la latitudine si misurava con l’astrolabio puntando il Sole a mezzogiorno. La polare ai tempi distava circa 3° dal polo geografico, ma si sapeva che quando Kochab era in orizzontale con la Polare, allora si aveva la vera misura di latitudine.

Uno reggeva il quadrante, lo puntava, e a suo comando una seconda persona faceva la lettura. Uno reggeva l’astrolabio (molto pesante), un secondo muoveva la alidada finché non era orientata verso il Sole, al suo comando un terzo faceva la lettura.

Chi navigava non conosceva la sua posizione in mare. La domanda non era “dove siamo?”, ma “quanto manca alla fine della tratta?” (o orizzontale o verticale). Quindi la misura del tempo era cosa importante. Si misurava il mezzogiorno locale, si mettevano in passo le clessidre, che avevano la durata di mezzora.

Era importante navigare sempre sopravento. La velocità era stimata “a occhio”, osservando la scia e la schiuma che faceva la nave.

Nel 1440 Enrico “il navigatore” ha imposto che tutti i marinai avessero rudimenti di computisteria (all’epoca già era utilizzato lo zero e più facile era fare di calcolo). In concreto, il viaggio di andata poteva essere fatto anche senza calcoli (1° Oceanografia), ma il ritorno richiedeva computo (Oceanografia di Colombo). Alle Antille ci si andava, ma senza computo non si poteva ritornare.

I termini moderni di “navigazione astronomica” e “navigazione stimata” allora non erano applicabili, e avevano solo una valenza didattica.


Gli strumenti di bordo

A bordo la dotazione era di una bussola (poco affidabile, poco precisa, utile solo per conoscere la direzione del vento). Inoltre, poiché la nave a vela scarroccia molto, la direzione della prua non era la vera direzione di movimento, che invece era riconoscibile dalla scia lascata dalla nave. Per fare un esempio, il vento che sospingeva la nave poteva essere “Greco”, ma la nave in realtà (la scia) andava per “Garbino”. La rosa dei venti indicava 8 venti (quindi tra di loro erano a 45°), e per questo scopo la bussola era sufficientemente precisa. Essa divenne affidabile dal 1750, quando l’industria cominciò a produrre ferro al coke (permetteva una magnetizzazione intensa, prolungata, al contrario del ferro dolce, che si smagnetizzava molto facilmente).

C’erano poi il quadrante e l’astrolabio. Per misurare il tempo, la clessidra.


Cosa sapeva in realtà Colombo?

In maniera “ufficiosa”, cioè in segreto, Colombo sapeva che la distanza tra l’isola di São Tomè e le Antille era di 750 leghe. Colombo aveva anche una mappa (molto segretamente custodita) che mostrava una stima della posizione di queste isole.

In ogni caso è partito con una nave ausiliaria e due di scoperta (erano in doppio per meglio assicurare il rientro della notizia della scoperta). Le esperienze precedenti avevano mostrato che con questo assetto la possibilità di navigazione era limitata a 6 mesi. Colombo è salpato, ad ogni modo con scorte per un anno. Ma certo non avrebbe raggiunto l’Asia (già Eratostene di Cirene aveva misurato con precisione la circonferenza della Terra). Il Portogallo diede come missione al navigatore di conquistare quelle isole, della cui esistenza si era (in modo segreto) a conoscenza.


Il primo viaggio di Colombo

L’andata è secondo la “1° oceanografia”, nota a partire dal 1300, nota anche ai Portoghesi, e quindi per noi relativamente poco interessante. Colombo è atterrato a Dominica, 4° sotto la sua meta teorica (Haiti), e questo a causa dello scarroccio notevole delle navi. Tenuto conto anche della incertezza di misura della latitudine, la zona di incertezza all’arrivo era per Colombo grande come il Tirreno.

Molto più importante è la navigazione del ritorno, secondo la nuova “oceanografia di Colombo”, da lui utilizzata per la prima volta. Questo nuovo metodo di navigare ha inizio il 4 febbraio 1493. Colombo ha risalito l’oceano in prossimità del continente americano. Ha viaggiato per il rombo 3, e il 7 febbraio 1493 è giunto alla latitudine della attuale Florence nello stato della Carolina (latitudine simile a quella di Cadice in Spagna). Qui giunto, ha accostato a Est per iniziare l’avvicinamento (Aliseo di NE). Il 27 febbraio 1497 è atterrato a Santa Maria nelle Azzorre (è l’isoletta più a Sud). Colombo si ferma qualche giorno e controlla la latitudine di tutte queste isole. La navigazione non è stata semplice, a causa del tempo avverso. Aver superato questa difficoltà è uno dei grandi meriti del navigatore. È proprio in data 27 che ha aggiornato la posizione del punto arancione sul carteggio. Il 4 marzo 1493 è entrato nell’estuario del Tago (Lisbona) a vela. La marea era entrante in quel momento (quindi alta) e il mare agitato in poppa rendeva ancora più difficile la manovra. L’estuario ha due secche, e per entrare bisogna passare in mezzo ad esse.


L’eredità di Colombo

Fin da subito la “oceanografia di Colombo” viene utilizzata. Colombo ancora vivente, ben 108 navi avevano raggiunto le terre da lui scoperte (33 naufragarono nel ritorno, erano partite nonostante il suo parere contrario, dettato dalle condizioni avverse del tempo).

Colombo fu quindi in grado di istruire in modo semplice ed efficace naviganti meno esperti di lui, che riuscirono con successo a ripetere l’impresa. Ormai andare e tornare dal Portogallo alle Antille era diventata cosa fattibile per molti.

Questo successo immediato mostra in modo quanto mai affidabile la statura di questo navigatore. Se si fosse trattato solo di fortuna, la cosa non sarebbe stata ripetibile. Poiché molti fecero, lui vivente, questo viaggio, ciò mostra come la via scoperta da Colombo fosse stata cosa “scientifica”, metodo consapevole e affidabile.