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Mito di Ercole, Centauro, Lupo, Granchio, Drago, Leone, Idra, Aquila e Freccia 
Ercole (Eracle, in greco) è il più popolare degli eroi Greci, immensamente coraggioso e buono, ma talvolta ingenuo. 

E’figlio di Alcmena, una mortale unitasi senza saperlo a Giove; per questo motivo Era, moglie di Giove, per gelosia giura di ucciderlo, ma, non riuscendoci, decide di renderlo pazzo per un giorno, al punto da fargli commettere delle nefandezze. 

Per questo motivo Teseo lo porta con se ad Atene e gli consiglia di rivolgersi all’oracolo di Delfi per cercare conforto; questo gli dice che l’unico modo per redimersi è quello di recarsi dal cugino Euristeo e di mettersi a sua disposizione. 

Ercole, uomo fortissimo, è quindi in un certo senso costretto, per volere del cugino, a compiere le famosi dodici fatiche, che, per quanto strabilianti, non esauriscono il curriculum dell’eroe. 

Fra le tante imprese citiamo la lotta contro i Giganti a fianco del padre Giove, la partecipazione alla spedizione degli Argonauti, la liberazione di Prometeo dal suo terribile supplizio e l’epico scontro con i Centauri, che ebbe per corollario la fine tragica di Chirone. 

Un giorno Ercole uccise Nesso, un centauro che insidiava sua moglie Deianira. 

Morendo, Nesso consigliò alla donna di mettere ad Ercole la sua camicia, per assicurarsi l’amore eterno del marito. 

Ma il sangue del Centauro, di cui la camicia era intrisa, agì da veleno, portando a morte l’eroe. 

Giove, da una leggenda considerato il padre di Ercole, volle il figlio in cielo assieme agli altri Dei. 

Una nuvola ve lo trasportò e qui venne assunto tra gli immortali. 

Il Centauro Chirone, figlio di Crono e della ninfa Fillira, metà uomo e metà cavallo, è uno dei personaggi nella mitologia greca più ricorrenti, per la sua grande saggezza e sapienza. 

Fu anche l’inventore della medicina e da lui Asclepio (Esculapio) apprese questa arte. 

Egli divenne, proprio per le sue qualità, maestro di molti eroi, tra cui anche Ercole, di cui abbiamo parlato sopra. 

Durante una cena a cui era stato invitato, fu incidentalmente ferito da quest’ultimo al ginocchio con una freccia avvelenata con il sangue dell’Idra di Lerna. 

Chirone, in preda a grandi sofferenze, ma senza alcuna possibilità di morire poiché immortale, pregò Zeus (Giove) di mettere fine al suo dolore. 

Il dio gli permise di trasferire la sua immortalità a Prometeo, consentendogli di morire e, per ringraziarlo di tutto il bene che aveva fatto in vita, lo collocò tra le stelle. In cielo sembra accarezzare la costellazione del Lupo, da lui considerato animale da compagnia. 

Gli antichi videro nella costellazione del Lupo l’animale impalato dalla lancia del Centauro e offerto in sacrificio agli dei, sul vicino Altare. 

Torniamo a parlare delle fatiche di Ercole di cui avevamo già accennato. 

Secondo la mitologia greca il Leone fu il primo delle dodici fatiche di Ercole: il combattimento con il Leone di Nemea. A sedici anni, Eracle affrontò il leone che devastava il territorio e sterminava la popolazione. 

Non riuscendo a ferirlo con le armi, l’eroe, dopo averlo inseguito sin nella sua tana, lo uccise con la sola forza delle sue braccia, soffocandolo e, scuoiatolo, con la sua pelliccia si fece un mantello. 

La seconda fatica è l’Idra, identificata con il famoso serpente a nove teste che infestava la regione attorno al lago di Lerna, nel Peloponneso. 

Appena una delle sue teste veniva tagliata, dal moncone ne ricrescevano due. 

Ercole, grazie all’idea del suo fedele compagno Iolao, munitosi di un tizzone ardente, non appena tagliata la testa ne bruciò le ferite del moncone, impedendone la ricrescita e nel sangue dell’Idra intinse le sue frecce, avvelenandole per produrre ferite inguaribili e fatali. 

Sappiamo già che colpì per sbaglio il Centauro Chirone e lo portò alla morte. 

Il Granchio (Cancro) è una delle fatiche minori di Ercole. 

Si narra che, mentre l’eroe combatteva con l’Idra, un mostro dalle molteplici teste, presso la palude di Lerna, Era (Giunone), la sua eterna nemica, mandò un granchio ad attaccalo mordendogli un piede. 

Ercole se ne liberò schiacciandolo, ma Era, per ricompensare comunque l’animale del suo contributo, lo collocò in cielo tra i Gemelli e il Leone, due delle più imponenti presenze celesti. 

L’undicesima fatica di Ercole è il Drago, custode all’ingresso del giardino delle Esperidi dove crescevano le mele d’oro. 

Esse, figlie di Atlante, vivevano nell’estremo occidente del mondo facendo la guardia ai frutti, dono della dea Gea ad Era per il suo matrimonio con Giove. 

Si racconta che il mostro avesse cento teste, anche se in cielo viene raffigurato con una sola, e parlasse lingue diverse. 

Si narra che la fatica dell’eroe sia stata proprio quella di rubare i frutti dorati. Ci riuscì colpendo il drago con le sue frecce avvelenate e uccidendolo. 

Era, per ringraziare la fedeltà dell’animale, pose allora la sua immagine in cielo. 

Chiudiamo con il legame tra queste costellazioni e la Freccia, che si narra fu la freccia con cui Ercole colpì l’Aquila che divorava il fegato di Prometeo. 

La costellazione della Sagitta nella mitologia è divenuta riferimento alla freccia usata per uccidere i Ciclopi e a una delle frecce scagliate da Ercole contro gli uccelli di Stinfalo a contro il dardo di Cupido. 

La costellazione dell’Aquila era legata alla figura di Prometeo. 

Questo personaggio, figlio del dio Titano Giapeto e della ninfa oceanina Climene, osò sfidare Giove per favorire il progresso degli uomini (fece loro conoscere il fuoco). 

Per questo Giove lo fece incatenare ad una rupe del Caucaso e mandò la fida Aquila a divorargli il fegato. 

Questo uccello partecipò anche a storie d’amore e a lui o a Giove stesso travestito da aquila, si attribuisce il merito di aver portato in cielo il troiano Ganimede perché facesse da coppiere alla mensa degli dei. 
 
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